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Il Penzo attende il vaporetto viola: tribune in legno, campane e sogni europei

Penzo
Il Fiorentina traghetta al Penzo: all'isola di Sant’Elena per giocarsi tutto
Matteo Torniai Redattore 

Tra i tetti rossi, i canali e le calli di Venezia, esiste un luogo dove il calcio si fonde con l’anima della città: lo Stadio Pier Luigi Penzo, uno degli impianti più antichi d’Italia ancora in funzione e, senza dubbio, il più particolare. Nella più classica delle giornate primaverili, la Fiorentina di Raffaele Palladino si presenta proprio al "Tempio della Laguna" per giocarsi (COSI') tutto; o almeno, le residue speranze d'Europa ancora "a galla".

Tra acqua e storia

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Intitolato a Pier Luigi Penzo, aviatore veneziano caduto nella Prima guerra mondiale, lo stadio venne inaugurato nel 1913, in una zona allora poco popolata dell’isola di Sant’Elena, a est del centro storico. Era interamente costruito in legno, una scelta all’epoca piuttosto comune per ragioni economiche e pratiche: i materiali lignei erano facilmente reperibili, adattabili e leggeri, ideali per un’area paludosa e poco solida come quella su cui sorge l’impianto. Il Penzo è esattamente l’emblema perfetto del legame millenario tra Venezia e questo materiale: la città che sorge su milioni di pali lignei non poteva che affidarsi al legno anche per dare forma al suo "piccolo" tempio del calcio.


Ma non è solo la sua età a renderlo speciale: il Penzo è l’unico stadio in Italia raggiungibile in barca. I tifosi locali e i curiosi arrivano con i vaporetti, le barche private, a volte perfino in gondola, sbarcando a pochi metri dai cancelli. Lo stadio sorge letteralmente affacciato sulla laguna veneziana, e per questo non è raro vedere riflessi sull’acqua le luci serali dei riflettori o i colori delle sciarpe dei tifosi.

Il legame con il territorio

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Il Penzo non è un corpo estraneo alla città: è parte viva del paesaggio. Il terreno su cui sorge era un tempo occupato da una fabbrica di locomotive dell’Impero Austro-Ungarico, attiva nella prima metà dell’Ottocento. Altra curiosità: oggi, a pochi metri dalle tribune, svetta la Chiesa di Sant’Elena, le cui campane spesso scandiscono le partite

Anche sotto il manto erboso il Penzo è unico: a due metri di profondità c’è l’acqua della laguna. Il drenaggio del campo, quindi, deve gestire non solo l’acqua piovana, ma anche quella salmastra che si insinua nel terreno. Eppure, il campo regge. È un piccolo miracolo ingegneristico, figlio della testardaggine veneziana.

Il Penzo attende il vaporetto viola: tribune in legno, campane e sogni europei- immagine 2

La ferita del 1970 e la rinascita

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L’11 luglio del 1970, una tromba d’aria devastante colpì lo stadio. Le tribune furono sradicate, parte del settore oggi noto come “distinti” volò letteralmente dall’altra parte del canale di Sant’Elena. Fu un colpo durissimo. La struttura in legno, fragile ma affascinante, non resse la furia del vento. La capienza dello stadio, che un tempo superava i 25.000 spettatori, venne drasticamente ridotta.

La ricostruzione fu più sobria: meno posti, materiali più solidi, ma senza mai abbandonare lo spirito originale. Oggi lo stadio può contenere circa 11.000 spettatori, che lo rendono uno degli impianti più piccoli della Serie A (quando il Venezia vi partecipa), ma forse anche uno dei più affascinanti d’Europa.

Con la promozione del Venezia in Serie A nel 2021, sono stati effettuati nuovi lavori di adeguamento: migliorie strutturali, interventi di messa in sicurezza, aggiornamenti per rispettare gli standard richiesti dalla massima serie. Ma l’identità dello stadio è rimasta intatta.

stadio Penzo Venezia