Torna l'imbucata di Matteo Magrini che ci racconta dei 4 fattori determinanti di questa Fiorentina
Dite la verità. Pensavate di esservi liberati di me eh...? E invece no. Giusto il tempo per l'ennesimo infortunio e rieccomi. Ovviamente, prima di tutto, ringrazio Saverio e tutta la famiglia di Violanews per la pazienza e per ridarmi spazio. Non era assolutamente scontato e, quindi, grazie! Detto questo, e venendo a parlare di cose che contano, quale miglior occasione se non la prima, vera, grande vittoria di questa stagione? Sono sinceramente sollevato perché onestamente sarebbe stata dura tornare a scrivere dopo che so, il pari di Empoli o dopo la tristissima esibizione dell'altra sera in Conference. Ieri invece, finalmente, si è vista una squadra.
Il primo fattore
—
Ed è proprio da qua che vorrei ripartire. Dallo spirito che, per la prima volta, ha permesso alla Fiorentina di andare oltre i propri limiti. E' stato quello, fino a ieri sera, l'aspetto più preoccupante, Più del (non) gioco, più della (non) identità, più delle contraddizioni tecniche e tattiche. In questi primi mesi i viola erano parsi spenti. Pallidi, quasi tristi. Mai (o quasi mai) uno scossone, mai una reazione anche fosse soltanto nervosa. Contro il Milan invece, l'esatto contrario: furore, ferocia, fame, determinazione, voglia di aiutarsi l'un l'altro. Eccolo, il fattore che ha fatto la differenza: lo spirito.
Gli altri tre
—
Gli altri tre sono di facilissimi individuazione. De Gea, Gudmundsson e Kean. Certo, nessuno si dimentica Adli. Anzi. Il francese ha dimostrato (spero definitivamente) che non si può fare a meno di lui visto che, lì nel mezzo, è l'unico che abbia cervello, piedi e verticalizzazioni da regista. Se poi ci mette anche i gol, tanto meglio. I “tre tenori” però, sono quegli altri. Non ce ne voglia Terracciano, per carità, ma capite adesso cosa intendevamo quando dicevamo che se l'intenzione era alzare il livello non si poteva non intervenire sul portiere? Perché avere un campione in porta vale esattamente come avere un grande centravanti e le parate, esattamente come i gol, portano punti.
E poi, appunto, ci sono gli attaccanti. Gud ieri non mi è piaciuto ma che gli vuoi dire se alla prima (e unica) palla buona ha deciso la partita? Del resto, è esattamente quello che è mancato negli ultimi due anni e mezzo. Uno che, con mezza giocata, sapesse determinare. Inutile girarci troppo intorno. Gli allenatori arrivano fino ad un certo punto (e ieri Palladino ha sicuramente messo in campo una squadra logica e organizzata) ma senza calciatori di livello superiore difficilmente si riesce ad andare oltre certi ostacoli. Lo stesso Kean, pur sbagliando il rigore e un'altra grande opportunità, ha fatto tutta la differenza del mondo. Col pallone, e senza. Una prima punta vera, che con i suoi movimenti e con la sua capacità di far reparto da solo (sia nella profondità che nel difendere il pallone spalle alla porta) regala ampiezza e respiro a tutta la Fiorentina. Del resto, come diceva Boskov, “come gioca punta gioca squadra”. L'ARTICOLO CONTINUA SOTTO LA FOTO