Le conferme arrivano anche misurando la forza delle cinque rivali. Se fino al mercato di gennaio la Fiorentina sembrava non avere le stesse soluzioni, con una panchina non all’altezza, oggi con Fagioli, Zaniolo, Folorunsho, Pablo Marí e Ndour il gap si è colmato. È vero che anche il Milan ha fatto un ottimo mercato invernale, ma adesso la Fiorentina può competere con tutte, sperando naturalmente che Juve e Milan vadano avanti il più possibile in Champions, sempre per il famoso ranking, ma anche per il prevedibile dispendio di energie, che non è paragonabile alla Conference della Viola.
Insomma, il quadro è chiaro. La Fiorentina sa di essere padrona del suo destino. Le difficoltà sono e saranno tante, ma l’occasione è grande e la Viola dovrà far di tutto per prenderla al volo. La squadra deve essere consapevole di questo: una motivazione così alta in uno spogliatoio deve essere un collante forte. Far alzare il livello delle ambizioni deve diventare adrenalina pura. Una Grande Sfida.
La palla passa, ovviamente, anche all’allenatore. I punti fatti fino ad oggi sono tantissimi, al di sopra delle speranze, ma anche del livello di quella squadra che li ha conquistati. Ricorderete: nelle otto vittorie consecutive, e non solo, abbiamo visto molte situazioni occasionali e caratteriali. Non è una critica, ma una considerazione, e nello sport spesso succede di far bene anche così. La Fiorentina ha raccolto di più di quanto non abbia fatto vedere.
Siccome non può andare sempre così, oggi c’è la possibilità di consolidare, di far vedere cosa vale questo gruppo e di battersi fino in fondo. Quattro dei cinque giocatori arrivati sono nazionali italiani o nel giro delle nazionali. Il quinto, Pablo Marí, è un difensore esperto (32 anni in agosto) con passaggi al City e all’Arsenal. Ora ci sono venti giocatori di livello e soltanto non sentire più pronunciare, al momento delle sostituzioni, il nome di Ikoné o Kouamé (con tutto il rispetto) è un sollievo e una dimostrazione di come siano cambiate le cose.
Adesso tocca a Palladino, dicevo, perché vorrei vedere una Fiorentina diversa, capace di affrontare e gestire meglio le partite, di dettare il gioco e magari imporlo. Non per snaturarsi dall’italianismo cinico attuale, ma per evolvere nel segno della qualità e della personalità. Sarebbe stato un errore mandare questi giocatori nuovi allo sbaraglio lunedì contro l’Inter, ma il loro inserimento nella ripresa ha già fatto vedere cose interessanti. Quello che ha portato Folorunsho è già stato tanto, ora serve il deciso apporto degli altri.
Fagioli è il più pronto. Nella Juve ha giocato poco, ma ha giocato. È dinamico, reattivo e le sue giocate sono geniali. Mi aspetto che Palladino gli dia le chiavi del gioco viola e che da domenica diventi un punto di riferimento attorno al quale costruire il nuovo centrocampo viola. Pur con le rotazioni, ovviamente. Pur con Adli, che è un altro ottimo giocatore con qualità tecniche superiori. Zaniolo, all’Atalanta, ha giocato ancora meno. Non so quanto abbia nelle gambe, ma la voglia di tornare a essere protagonista è tanta, e l’ha dimostrato anche lunedì a San Siro.
Mi parlano tutti benissimo di Ndour: grande fisico, ottima tecnica. L’ho visto nell’Under, ha vent’anni. La sua energia e la sua fisicità possono diventare un fattore. Folorunsho lo abbiamo già visto, come detto. Ma in queste settimane c’è stato anche un altro acquisto: quello di Pongracic. Rilanciato dopo mesi di oscurità, sta dimostrando quella personalità e quella qualità che avevano indotto la Fiorentina a pagarlo quindici milioni più bonus.
È nata a gennaio una Fiorentina nuova, alla quale spero si aggiunga presto un altro mistero: Gudmundsson. Non voglio farne un caso, ma se adesso sta bene fisicamente deve reagire in fretta. Dov’è finito il giocatore di Genova che toccava mille palloni, faceva gol e assist? Se è un problema tattico, se vuole giocare più libero, credo che un allenatore come Palladino sia in grado di trovare una soluzione. Anzi, domenica c’è un’occasione. Senza Kean squalificato, Gudmundsson potrebbe essere la soluzione. Un falso nueve in grado di svariare, di attaccare e di trovarsi la posizione da solo.
Anche leggendo queste formazioni si vede che l’ipotesi Champions non è frutto di un ottimismo cieco e inutile, ma di solide realtà. Come lo slogan che i boomer lo ricorderanno. È evidente, come ho già scritto, ma lo voglio sottolineare: questa squadra è la più forte degli ultimi dieci anni e si riallaccia a quella di Paulo Sousa.
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