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Ci sono meteore che non fanno rumore, ma lasciano dietro di sé un bagliore di promesse mai mantenute. Altre arrivano tra applausi e aspettative, con il peso della fama e la leggerezza del talento, ma si perdono in un lento affievolirsi. Mounir El Hamdaoui, attaccante classe 1984, appartiene senza dubbio a questa seconda categoria. Quando la Fiorentina lo accoglie nel luglio 2012, porta con sé un’etichetta importante: capocannoniere in Olanda, ex giocatore dell'Ajax, e il soprannome tanto pesante quanto evocativo de Il Mago di Kralingen (quartiere storicamente ribelle della multietnica Rotterdam). Doveva essere uno dei pilastri della rifondazione viola, un colpo d’ingegno dopo anni complicati.
E invece, più che una magia, il suo passaggio a Firenze fu un’illusione. Qualche lampo, pochi gol, nessuna vera consacrazione. In questa puntata di "Meteore Viola", raccontiamo la parabola di un talento mai completamente domato, che, in maglia gigliata, lasciò più interrogativi che ricordi.
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