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A Bergamo ma senza Gasp. Dal sogno Champions del 2016 alla realtà di oggi

A Bergamo ma senza Gasp. Dal sogno Champions del 2016 alla realtà di oggi - immagine 1
Oggi la Fiorentina dovrà vedersela con l'Atalanta ma sulla panchina bergamasca non ci sarà Gasperini, ma come andò l'ultima volta senza il Gasp?
Vittorio CollicelliRedattore 

Domenica a Bergamo si rialzerà il sipario su un Atalanta‑Fiorentina senza Gasperini in panchina. Era il 21 febbraio 2016 quando la Viola, a caccia di Champions, espugnò lo “Stadio Atleti Azzurri d’Italia” con un 3‑2 da brividi.

Per la Fiorentina, guidata da Paulo Sousa, c'era in palio molto più di tre punti: la speranza di consolidare un sogno europeo ancora vivo. La squadra viola veniva dalla trasferta di Londra, dove aveva pareggiato 1‑1 sul campo del Tottenham, e soli quattro giorni dopo avrebbe dovuto affrontare il ritorno in Europa League.

Sousa decise di optare per il turnover. La partita rimase bloccata sullo 0‑0 all’intervallo, per poi esplodere nella ripresa: al 67′ un colpo di testa di Matías Fernández sbloccò il risultato, finalizzando un assist di Cristian Tello. Poco dopo, all’81′, Tello firmò la sua prima rete stagionale in campionato, portando la Fiorentina sul 2‑0 con la sensazione che fosse fatta.

Quando tutto sembrava indirizzato verso una vittoria tranquilla, l’Atalanta provò a reagire: al 84′ Andrea Conti accorciò le distanze. Ma la Fiorentina rispose prontamente: al 87′ Nikola Kalinić, sbloccatosi dopo oltre due mesi, riportò il +2, chiudendo di fatto i giochi e regalando alla Viola un successo prezioso. Nel recupero, Mauricio Pinilla accorciò ancora le distanze per i bergamaschi, ma non bastò: finì 3‑2, con l’espulsione di Conti per doppio giallo.

Quella vittoria significò molto: consolidò il terzo posto in classifica per i viola, respinse l’assalto dell’Inter e tenne vivo il sogno europeo. Su un campo sempre difficile come Bergamo, la Fiorentina dimostrò carattere, maturità e grande concentrazione.

Da Bergamo 2016 a oggi: memoria, orgoglio e speranza

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Oggi, a distanza di quasi un decennio, l’Atalanta che affronta la Fiorentina non è più quella del 2016. Con l’arrivo di Gasperini nel frattempo, la squadra nerazzurra ha cambiato identità, aspirazioni e stile di gioco. Inoltre, sulla panchina dell’Atalanta siede ora Raffaele Palladino, che nella scorsa stagione guidava proprio la Fiorentina. Il suo ritorno come avversario aggiunge un elemento di tensione e curiosità alla sfida. Tra le fila bergamasche, inoltre, c’è  il centrocampista olandese Marten de Roon: unico protagonista rimasto della partita del 21 febbraio 2016. Un dettaglio che sottolinea quanto sia cambiato il contesto, ma che rende il parallelo tra passato e presente ancora più interessante.

Intanto, la Fiorentina vive un momento delicato in campionato: con soli 6 punti raccolti, è attualmente penultima in classifica, con un avvio da dimenticare che pesa come un macigno. La partita di oggi, pur non avendo lo stesso valore in chiave Champions come nel 2016, assume dunque un significato diverso: serve reagire, dimostrare dignità, orgoglio e volontà di invertire la rotta.

Quel successo del 21 febbraio 2016 resta una pagina di orgoglio viola: una prova di carattere e compattezza sul campo di una rivale storica. Oggi, con la classifica che preme e un avversario guidato da un ex viola, serve lo stesso spirito. Perché nel calcio, spesso, il passato non è solo memoria, ma può diventare spinta per costruire un futuro migliore.