Barak
—E poi Barak. Uno che a gennaio aveva espressamente chiesto di essere ceduto (è stato vicino al Napoli ed aveva poi già trovato un accordo col Cagliari) perché, come ha spiegato il tecnico, “Antonin è un ragazzo che soffre quando non gioca”. Eppure, senza dire una parola o senza sbagliare il minimo comportamento, il ceco si è rimesso a lavorare e anche giovedì (non è la prima volta) si è fatto trovar pronto. Per questo merita tanti applausi. Perché ha vissuto un'estate complicatissima, perché ha giocato pochissimo ed è stato “costretto” a restare per l'incapacità del club di prendere un altro uomo offensivo e, nonostante tutto, è sempre lì. Vivo, e capace di incidere quando viene chiamato in causa. È lui insomma, l'esempio da seguire. Se davvero la Fiorentina vuol giocarsela fino alla fine su tutti i fronti infatti, ogni giocatore deve sentirsi coinvolto e, senza mettere il muso, scaricare sul campo la rabbia accumulata in panchina. Soltanto così, i viola, possono pensare di restare in corsa. Altrimenti, o prima o dopo, i limiti della rosa avranno la meglio sulle idee dell'allenatore e la stagione non potrà che finir male.
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