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L’imbucata

Fiorentina, rischi di fare i conti con la realtà: meglio ora o due anni fa?

Matteo Magrini l'imbucata
Vincenzo italiano quasi certamente lascerà Firenze, ma siamo sicuri che poi non lo rimpiangeremo?
Matteo Magrini

Provate a premere il tasto rewind, e tornate fino all'inizio della stagione 2021/2022. Questa era, la Fiorentina: Terracciano (Dragowski); Odriozola, Milenkovic, Quarta, Biraghi; Castrovilli, Torreira, Bonaventura; Callejon (Sottil, Saponara), Vlahovic, Nico Gonzalez. Oggi invece, al netto di infortuni, squalifiche, scelte o turnover, la formazione tipo è sostanzialmente questa: Terracciano; Dodò, Milenkovic, Quarta (Ranieri), Biraghi; Arthur, Bonaventura; Nico Gonzalez, Beltran, Sottil; Belotti. Domanda: meglio adesso, o due anni e mezzo fa?

Rispondere non è semplicissimo (anche se io un'idea ce l'ho) ma il solo fatto che sia legittimo porsi il dubbio dovrebbe valere più di mille altre considerazioni. Eppure, nel frattempo, i viola son stati capaci di confermarsi in campionato, di raggiungere due finali di coppa e di presentarsi sul rettilineo finale di questa terza stagione targata Italiano ancora in corsa su tutti i fronti (anche se in campionato si fa dura) e con la possibilità, quindi, di replicare il bellissimo percorso dello scorso anno. La sensazione insomma è di essere tornati ai tempi di Cesare Prandelli quando, l'allora allenatore della Fiorentina, parlò di “due velocità”. Da una parte un gruppo di lavoro che sul campo riusciva a correre spesso più forte di quanto in realtà le gambe gli avrebbero permesso e dall'altra un club che, nonostante una programmazione sicuramente migliore rispetto a quella attuale, faticava ad assecondarne la crescita.


Quando si giudica il lavoro di Italiano e dei suoi collaboratori insomma, bisognerebbe sempre togliersi di dosso colori e passione e provare, se possibile, ad osservare la realtà con un minimo di oggettività. Ciò non significa pensare che il mister non abbia commesso errori o che non abbia difetti. Ne ha, ovviamente, ma non ha mai smesso di impegnarsi per correggerli. Ha rivisto alcune convinzioni, ha cambiato moduli, ha adattato giocatori, ad alcuni ha cucito addosso su misura ruoli e compiti (pensate a Beltran, acquistato come centravanti) ad altri ha più semplicemente restituito quella fiducia che pareva scomparsa e che ha permesso loro di riscoprirsi utili: Duncan e Kouame, giusto per citarne un paio. Pur rispettando le opinioni di tutti insomma (e ci mancherebbe altro) fatico a non pensare che se la Fiorentina ha continuato a crescere e ad alzare l'asticella delle proprie ambizioni sia stato soprattutto per merito dell'allenatore e di un gruppo di giocatori normalissimi che, pian piano, ha aumentato il proprio livello.

Due anni e mezzo dopo quindi, tanto per tornare al punto di partenza, Vincenzo Italiano è sicuramente un allenatore migliore, con più esperienza e con un bagaglio di conoscenze ancora più ampio. Si può fare lo stesso discorso per la società? Si può essere sicuri che continuando a lavorare come fatto in questi anni, ma con un’altra guida tecnica, i risultati resteranno gli stessi o addirittura miglioreranno? Oppure, è più concreto il rischio che si torni al pre Italiano? A quando, con una rosa non tanto diversa da quella da cui siamo partiti in questa analisi, la Fiorentina faticava fino all'ultima giornata per salvarsi mostrando quasi sempre uno “spettacolo” a dir poco deprimente? Le risposte, se le dovrà dare soprattutto il club. Valutando con attenzione il valore di quello che ha in mano (troppo spesso sopravvalutato) e quello di chi, invece, quasi certamente se ne andrà altrove. Quanto ai tifosi, pur come detto accettando qualsiasi punto di vista, penso che il rischio (serio) sia quello di ritrovarsi, tra qualche mese, a fare i conti con una delle lezioni più dure (ma vere) che si possono imparare nella vita. Quella secondo la quale ci si accorge del valore delle persone, o delle cose, soltanto quando si perdono.

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