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Italiano, il cammino della Fiorentina e la scomparsa di equilibrio e coerenza

Matteo Magrini l'imbucata
La colpa della Fiorentina nei primi 45' di Torino è stata l'eccessiva prudenza che ha portato la squadra gigliata a snaturare la proprio identità tecnico-tattica
Matteo Magrini

“Non ti curar di loro, ma guarda e passa”. Potessimo dare un consiglio a Vincenzo Italiano, gli diremmo di andarsi a leggere il III canto della Divina Commedia e di non perdere troppe energie nel cercare di convincere chi si ostina (legittimamente, va da sé) a ritenerlo un limite, e non un valore aggiunto, per la Fiorentina. Chi lo conosce, però, sa che quel consiglio resterebbe inascoltato e il motivo sta nel “profondo” dell'allenatore. In quello che, per lui, è e sarà per sempre la missione più importante del suo lavoro: dar gioia alla gente. E' per questo insomma, oltre che per un carattere sicuramente fumantino, che il mister della Fiorentina proprio non riesce a tapparsi le orecchie. Sia chiaro. Ciò non significa che non debba far tesoro di alcune considerazioni che accompagnano la sua carriera e del resto, da quando è sbarcato in Serie A con lo Spezia ad oggi, ha già dimostrato di sapersi evolvere. O qualcuno si è dimenticato come difendeva quella squadra o come, per esempio, difendeva la sua prima Fiorentina? Qualche numero, giusto per capire di cosa stiamo parlando: 72 reti subite con lo Spezia, 51 nella prima stagione in viola, 43 nel campionato scorso e 35 (con 8 gare ancora da giocare) in quello attuale. Eppure nel frattempo non è che si sia ritrovato ad allenare Nesta, Cannavaro, Stam o Bastoni. Questa crescita insomma, arriva da un progressivo miglioramento di un allenatore che comunque, pur apportando qualche accorgimento, non ha mai rinnegato la propria filosofia. E così veniamo alle discussioni arrivate dopo il ko con la Juventus. C'è chi dice che allenatore e squadra abbiano dimostrato di pensare ormai soltanto alle coppe (accusa strana, visto che è stata confermata praticamente in blocco la formazione che aveva vinto con l'Atalanta) e magari son gli stessi che, quando invece viene scelta la via di un turnover più massiccio, accusano Italiano di cambiare troppo. E poi ancora. Si è detto che il primo tempo a Torino sia stato tra i più brutti di questa stagione ed effettivamente non è che tale considerazione sia molto lontana della realtà. Ecco. Detto che bisognerebbe sempre tener conto dell'avversario (la Juve pur decisamente inferiore a quella di qualche anno fa resta di un altro pianeta rispetto ai viola) l'impressione è che la colpa principale della Fiorentina in quei 45' sia stata l'eccessiva prudenza. Perché, piaccia o no, questo è un gruppo educato ad offendere e al coraggio e, quando si snatura e mostra troppo rispetto per gli altri, si perde.

Calma con i giudizi definitivi

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Bisognerebbe mettersi d'accordo, quindi. O si critica l'allenatore per il suo calcio troppo offensivo (e si è liberi di farlo, ci mancherebbe) o quando la squadra torna indietro negli anni e mostra un gioco più timido e prudente ci si accontenta e non si parte a testa bassa per attaccarla. Si chiama “coerenza” e, pur sapendo di sperare nell'impossibile, sarebbe bene non scordarsela mai. C'è poi un'altra considerazione da fare, e riguarda i risultati nel girone di ritorno: 11 partite, 10 punti. Pochi, decisamente troppo pochi se l'obiettivo è tornare in Europa. Detto questo, bisognerebbe tener presente il calendario. In queste 10 gare infatti la Fiorentina ha già affrontato (in ordine sparso) Inter, Milan, Roma, Lazio, Torino, Bologna e Juventus. Sette delle prime 9 della classifica contro le quali nel super girone d'andata da 33 punti (chiuso al quarto posto) i viola raccolsero 12 punti. Appena due in più quindi rispetto a quanto messo insieme dopo il giro di boa. Ciò vuol dire che in teoria i viola sono ancora assolutamente in linea per replicare il bottino delle prime 19 giornate anche se, almeno personalmente, credo che sarà molto difficile riuscirci. Perché le coppe porteranno via molte più energie e perché, questo gruppo, a gennaio non è stato rinforzato a dovere. Non a caso, lo stesso allenatore, aveva più volte avvertito di quanto sarebbe stato difficile confermarsi senza i giusti rinforzi. Prima di parlare di campionato abbandonato o da mollare però, meglio aspettare di vedere come andrà adesso che (sulla carta) gli impegni saranno più abbordabili. Tutte queste riflessioni, partono da un presupposto del quale parlo spesso: l'equilibrio. Una parola magica, purtroppo quasi sempre ignorata quando si parla di pallone. Vale per i giudizi che si danno su Italiano, così come su quelle sul reale valore della squadra o sul cammino che sta facendo tra campionato, Conference e Coppa Italia. Soltanto così, si può sperare di trarre spunti utili (anche) per un futuro che, senza Italiano in panchina, rischia di essere molto ma molto più complicato del presente e del recente passato.


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