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Intesa di massima con Palladino. Atene per coronare il laboratorio viola

Intesa di massima con Palladino. Atene per coronare il laboratorio viola - immagine 1
La strada per il nuovo tecnico sembra tracciata, Palladino è nettamente in pole position. Ad Atene per chiudere un triennio di innovazione
Enzo Bucchioni Editorialista 

In attesa della finale, e ne parliamo dopo ovviamente, uno sguardo al futuro della panchina. In tanti mi chiedono dell’allenatore, ma non posso che ripetere quello che ho scritto in anteprima lunedì tredici maggio: Palladino era e resta in pole position. Siccome da qualche giorno stanno arrivando tutti, anche quelli che Palladino lo escludevano e oggi lo esaltano (un classico), a qualcuno può sembrare una notizia nuova, in realtà non è cambiato niente.

Quel tredici di maggio il Monza giocò a Firenze e con Palladino furono messi a fuoco alcuni particolari, in sostanza s’è raggiunta un’intesa di massima, con l’idea di rivedersi dopo la finale di Atene per chiudere definitivamente con tanti di programmi definiti. La firma non c’è ancora e la cautela regna sovrana, anche per questo la Fiorentina ha sicuramente un’alternativa che si chiama Aquilani, ma nel frattempo è tenuto d’occhio anche Pioli che (pare) tornerebbe volentieri. Dunque, se tutto va bene, se non ci saranno intoppi, prima anche Rocco Commisso vorrà conoscerlo, la firma arriverà all’inizio di giugno. Più o meno contemporaneamente e a maggior ragione, anche Italiano si siederà a trattare con il Bologna. Prima non ha accettato distrazioni.


Tutto questo perchè c’è una finale da giocare e un pezzo di storia della Fiorentina da scrivere. L’attesa è altissima, per certi versi spasmodica. Tanto per dirne una privata, uno dei miei Viola boys è arrivato ad Atene ieri mattina alle dieci: aveva paura di non arrivare in tempo. Lo spirito è questo, l’energia che un evento del genere sprigiona a Firenze è incalcolabile. Alla fine ci saranno diecimila tifosi viola in Grecia e più o meno altri quarantamila sparsi fra i maxi schermi del Franchi, il Viola Park e le Arene estive in ogni angolo della città, ma anche della Toscana.

Erano 62 anni che la Fiorentina non giocava due finali europee consecutive, allora erano Coppe delle Coppe, oggi è la Conference League e deve essere onorata come merita. Non si può nascondere che questi due anni abbiano sancito il ritorno stabile della Fiorentina nel calcio europeo, ovvio che la Champions valga di più, ma dietro a due finali di fila c’è un grande lavoro, una grande crescita di una società, di un allenatore e di una squadra.

Tocchiamo ferro o tutto quello che volete, ma parlando di calcio in termini stretti, la Fiorentina meriterebbe di mettere in bacheca questo trofeo proprio per tutto quello che è stato fatto in questi tre anni firmati da Vincenzo Italiano. Sarebbe la giusta conclusione di un ciclo e se c’è un Dio del Pallone non può non essere d’accordo con tutti quelli che in questi anni hanno raccontato del Laboratorio Viola, del calcio proposto da Italiano, delle idee moderne portate in giro in tutta Europa.

E poi c’è da vendicare la finale di un anno fa col West Ham, una sconfitta immeritata che però è stata la molla scattata nello spogliatoio per riprovarci subito. L’orgoglio di un gruppo che oggi sa di essere cresciuto e la Conference la vuole per mille ragioni. Non ultimo l’aspetto sentimentale legato a Joe Barone che vi abbiamo raccontato spesso, ma che è diventato benzina nel serbatoio della squadra che ha fatto un vero e proprio patto d’affetto. Calcio, orgoglio, cuore, sentimento, passione, lavoro, sacrificio, mescolate e uscirà il cocktail viola di domani sera. Ci sarà anche Rocco Commisso che da New York volerà direttamente su Atene per stare vicino alla squadra e aggiungere la sua positività.

Il viaggio viola per Italiano e i suoi invece è iniziato ieri pomeriggio dopo una rifinitura mattutina. Stasera allenamento in Grecia sul terreno da gioco, come da organizzazione Uefa della vigilia con porte aperte alla stampa per quindici minuti. Da scoprire c’è poco. Vi racconto da tempo che Italiano ha già scelto i più esperti, quelli con maggiore personalità e s’è ampiamente capito nelle rotazioni. Se c’è un dubbio riguarda Beltran o Mandragora, centrocampo più tecnico o più muscolare? Probabilmente giocherà il giovane argentino, un’arma in più fra le linee. Gli altri dieci dovrebbero essere Terracciano, Dodò, Milenkovic, Quarta, Biraghi, Arthur, Bonaventura, Nico, Kouamè e Belotti. Ma in una finale contano soprattutto lo spirito e l’attenzione. La concentrazione dovrà essere l’arma vincente, la Fiorentina è forte, ha personalità, sa cosa deve fare, se lo deve ricordare per novanta minuti.

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