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L'imbucata

Il sorriso di Gasp è la risposta a chi critica Italiano

Matteo Magrini l'imbucata
Il commento dopo la vittoria nella semifinale di andata contro l'Atalanta
Matteo Magrini

Per capire che tipo di partita abbia giocato la Fiorentina contro l'Atalanta basta raccontare un retroscena. La gara era appena finita e un paio di cronisti, incrociando Gasperini nella pancia del Franchi, gliela buttano lì. “Te lo porti a casa questo 1-0 mister...”. Come dire, ti poteva andar (molto) peggio. Il tecnico nerazzurro, stranamente sorridente nonostante la sconfitta, annuisce e risponde. “Siiiiiii. Alla grande”. Chiaro, no? E se qualcuno ha memoria dell'allenatore della Dea soddisfatto al termine di 90' nei quali oltre ad aver perso non ci ha capito praticamente niente alzi pure la mano.

Tutto questo, appunto, per chiarire che tipo di prestazione abbiano tirato fuori i viola. Una prestazione, si torna lì, talmente dominante da rendere il mister avversario “felice” per aver perso solo 1-0. Uno stato d'animo comprensibile, quello del Gasp, perché per quanto visto la Fiorentina avrebbe ampiamente meritato di ipotecare la qualificazione già ieri. E invece, tutto è ancora pericolosamente in bilico. Merito soprattutto di Carnesecchi (permettetemi qua di citare un vecchio amico come Bernardo Brovarone che da almeno cinque anni lo segnalava come un numero uno assoluto) e “colpa” della cronica imprecisione della Fiorentina sotto porta. Il fatto che la vittoria sia arrivata soltanto grazie ad un tiro da 30 metri infatti, aiuta a capire quello che è il vero limite di questa squadra: la concretezza. Il limite maggiore sta là davanti e non, come invece ci si ostina a sostenere, nella fase difensiva.


E così torniamo al tema tanto dibattuto dopo la sconfitta col Milan. A quei gol presi spesso nello stesso modo che, secondo i critici di Vincenzo Italiano, sarebbero figli del suo modo di organizzare la difesa. Non è così, e sono i numeri a dirlo. Basta prendere la classifica di serie A per capirlo: la Fiorentina ha l'ottava difesa del campionato, con 34 gol presi: gli stessi del Milan, uno in meno della Roma, due meno del Napoli, due in più dell'Atalanta ed uno in più della Lazio. La differenza con chi le sta davanti insomma, sta nelle reti fatte (42), contro le 55 della Roma, le 54 dell'Atalanta, i 45 del Bologna, i 44 di Juventus e Napoli. Non solo. C'è un altro dato infatti, e sarebbe bene stamparselo e appenderselo al muro della propria camera o del proprio ufficio, che dovrebbe bastare a chiudere qualsiasi discorso. I viola sono primi in Europa (sottolineo, primi!) per tocchi concessi all'avversario nell'ultimo terzo di campo. Significa che chi gioca contro la Fiorentina fatica terribilmente ad affacciarsi dalle parti di Terracciano.

E quindi? Come mai, vi chiederete, ciclicamente si vedono situazioni simili a quella che ha portato Leao a segnare l'1-2 l'altra sera? La risposta, e molto spesso nel calcio funziona così, è tanto banale quanto semplice. Si chiama “qualità”, ed è un concetto che comprende mille aspetti. Uno di questi, forse il più importante, riguarda la capacità di tenere altissimo il livello di attenzione e concentrazione. Un grande allenatore (che ha vinto parecchio) mi ha sempre detto che “la differenza tra un campione e un giocatore normale sta lì. Il campione tiene sempre lo stesso livello, il giocatore normale non ce la fa”. E visto che la rosa della Fiorentina di campioni non ne ha, ecco spiegati gli alti e bassi dei viola. Quando tutti girano a mille e riescono ad alzare al massimo il livello della concentrazione vengono fuori gare come quella con l'Atalanta. Quando questo livello cala, ecco errori, strafalcioni, gol assurdi e rimpianti.

L'importante, almeno per quanto mi riguarda, è convincersi una volta per tutte che questa squadra può giocare solo così. Di più. Se questa squadra sta inseguendo la seconda finale di Coppa Italia consecutiva, è nei quarti di Conference e tutto sommato è sempre in ballo in campionato, è proprio grazie a questa identità. O davvero c'è qualcuno convinto che giocando sempre con la linea bassa, pensando prima a non prenderle, mettendo la distruzione davanti alla costruzione arriverebbero e sarebbero arrivati risultati migliori? Sinceramente, penso che le prove a sostegno delle idee di Vincenzo Italiano siano ormai più che sufficienti per arrivare a sentenza. Ciò significa mettere nel conto qualche giornata storta e qualche gol preso in contropiede? Pazienza. L'altra faccia della medaglia infatti sono serate come quella con l'Atalanta, le due finali dell'anno scorso, le big costrette a difendersi e a snaturarsi, i giocatori che migliorano e vanno oltre i propri limiti. Un patrimonio inestimabile che questo allenatore e il suo staff lasceranno a questa società e sul quale sarebbe importante continuare a costruire. Questa però, è un'altra storia. Adesso, come direbbe il mister, conta solo il presente. Perché, nonostante ci sia chi pensa che questo tecnico sia un limite e non un valore aggiunto, siamo ad aprile e la Fiorentina è a mezzo passo dalla finale di Coppa Italia, sogna un'altra finale di Conference e spera ancora in un piazzamento europeo in campionato. Il tutto, accompagnato da un calcio molto spesso divertente. Si può fare di più? Come no. Basta alzare (e parecchio) il livello individuale dei giocatori. E' quella, l'unica strada per fare un altro salto di qualità.

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