Il sacrificio come "svantaggio"
—Inutile dire che come seconda punta la Fiorentina ha (ma non avrà più per un mese) anche Albert Gudmundsson. L'islandese da quando è tornato ha costretto Beltran a scalare a sinistra. Tutto questo grazie alla sua applicazione difensiva, in grado di aiutare la squadra. Ma è inutile girarci attorno, sulla fascia l'ex River non rende. Se escludiamo la gara contro la Lazio, Beltran largo soffre spesso. Non ha lo spunto necessario per saltare l'uomo. Contro il Como non è quasi mai riuscito a tenere il pallone contro Smolcic. Le sponde di Kean non c'erano, e i lanci per l'argentino sono finiti nel vuoto. Palladino ancora non è riuscito a trovare un modo di fare coesistere i due (ammesso che ci sia). Senza il suo Kean, Beltran sembra spaesato, e il dualismo con Gudmundsson lo sta (o almeno fino ad ora è stato così), penalizzando.
Che fare a giugno?
—In estate la Fiorentina dovrà fare una scelta proprio sull'ex Genoa, riscattarlo o no. Inoltre la prestazione di domenica ha chiarito una volta per tutte cosa sappia fare Beltran in campo. Gudmundsson sta avendo continui problemi fisici, ma la speranza su di lui è l'ultima a morire. Mentre Beltran è difficile incasellarlo in un ruolo che non sia quello di seconda punta (quasi estinto nel calcio moderno). Dei limiti che porranno la Fiorentina a degli interrogativi in estate, tenerli entrambi? Puntare solo su uno dei due? Oppure affidarsi ad un trequartista più affidabile e puro? Questi mesi saranno cruciali per i due, e per capire se possono davvero giocare assieme.
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