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L'imbucata

Il “Metodo Italiano”, per abbattere i limiti

Magrini
Matteo Magrini fa in punto su quello che deve dare la squadra e quanto stia chiedendo al gruppo Vincenzo Italiano
Matteo Magrini

Così Italiano

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“Responsabilità”. Se c'è una parola che più di ogni altra è rimbalzata al Viola Park (fin dall'inizio del ritiro) è questa. A ripeterla, in tutte le sue possibili declinazioni, è stato soprattutto Vincenzo Italiano. Ha iniziato subito, per esempio togliendo di mezzo qualsiasi possibile alibi. “Non voglio più sentir parlare di stanchezza o di difficoltà nel preparare le partite in poco tempo – disse a cavallo delle due gare col Rapid Vienna – abbiamo inseguito con tutta la nostra forza una nuova qualificazione europea e quindi adesso sta a noi dimostrare di esser cresciuti”. E poi ancora, mentre tutti da fuori indicavano nella Fiorentina una possibile candidata alle zone altissime della classifica. “Le chiacchiere contano zero e soprattutto non fanno vincere le partite. Sta a noi dimostrare di essere più forti dell'anno scorso”. Fino all'altra sera, quando il mister ha dato la definitiva dimostrazione di come (lui si) sia già pronto al salto di qualità. Stimolato sul possibile rigore non concesso a Ikonè, Italiano ha praticamente fatto finta di non sentire. “Non ho visto l'episodio – la sua risposta – ma Jhonny deve fare di più perché lavoriamo tutti i giorni sulle soluzioni offensive e non è possibile continuare a sprecare così tanto”.

Cosa dobbiamo fare?

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Questa (lunga) premessa torna buona per spiegare anche quanto scritto nell'ultimo pezzo qua su violanews. In molti infatti, nei commenti, hanno mostrato di non essere d'accordo sul mio “atto d'accusa” nei confronti dei calciatori. “Se quello è il loro livello è inutile attaccarli”, il pensiero più diffuso. Verissimo. Così come io per primo ero e resto convinto che nel complesso questo gruppo stia andando da tempo (soprattutto per meriti dell'allenatore) oltre le sue reali possibilità. Giusto quindi sottolineare come per salire definitivamente al livello di chi compete per la Champions serva prima di tutto uno sforzo in più da parte della società (leggasi acquistare calciatori più forti) ma una volta certificato questo “deficit” di qualità cosa dovremmo fare? Arrenderci? Alzare le mani? Oppure, ed è questo il nodo della questione, spronare la squadra a tirar fuori ancora qualcosa di più?


Responsabilità e regole

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Italiano la risposta l'ha già data. Lui stesso insomma, pur sapendo benissimo quali siano i limiti dei suoi, ha deciso di voler spingere ancora il piede sull'acceleratore. Lo sta facendo cercando di allenare non solo principi e organizzazione di gioco, ma anche testa, carattere e personalità. “Responsabilità”, quindi. E' quella, la chiave. E così ecco che (salvo sorprese) anche un leader come Milenkovic è destinato a pagare i propri errori con la panchina. Concorrenza (sana), competizione interna, asticella alta. Sono queste, le regole. Vale nel bene (tutti con questo tecnico hanno avuto e avranno sempre una possibilità se dimostreranno di meritarsela) e nel male, il che significa che tutti possono allo stesso modo restar fuori se le prestazioni non saranno all'altezza. E' questo l'unico modo per abbattere i propri limiti, per riuscire in imprese come quella di Napoli, e per avvicinarsi alla sfida con la Juventus con la consapevolezza di potersela giocare alla pari.

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