Misteri. Quel che è certo è che, per l'ennesima volta, le ambizioni della Fiorentina passano tutte dal lavoro di Vincenzo Italiano e dei suoi giocatori. Per questo, mettendo da parte rimpianti, polemiche, delusioni, carri e rivendicazioni, non resta che stringersi (tutti) attorno a questo gruppo. Sostenerlo, consapevoli di quanto sia stato sostanzialmente abbandonato a se stesso, e sperare che riesca ancora una volta ad andare oltre i propri limiti. Perché una cosa, è certa. Vincenzo Italiano, al contrario di quanto fece Paulo Sousa, non arretrerà di un centimetro. Al contrario. Lavorerà con più forza e determinazione di prima. Deciso a tutto, per regalare alla città e alla tifoseria qualcosa di grande. Che sia un posto in Champions, o un trofeo. Missione ai limiti dell'impossibile, checché ne pensi qualche dirigente, ma che merita di essere accompagnata con passione. Provando, magari, a mettersi nei panni di chi per la seconda volta è arrivato a gennaio ai vertici della classifica e che, come premio, ha visto il club tirarsi (di fatto) indietro. Il riferimento, ovviamente, è alla cessione di Vlahovic. Un nome che dà fastidio, e lo capiamo, ma che (narrazione societaria a parte) in quelle settimane non ha fatto nulla per essere ceduto immediatamente. “Resto fino a giugno, vi porto in Europa, e me ne vado”, aveva promesso a compagni ed allenatore. Come è andata, si sa.
La storia, pur con le sue differenze, si è ripetuta. E se è vero che due indizi non bastano per fare una prova di certo, in un momento nel quale tutti avevamo indicato in questo mese quello giusto per misurare le ambizioni della proprietà, adesso ci sono elementi in più per comprendere quali siano gli obiettivi di questa proprietà.
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