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EDITORIALE

Il limite dell’accettabile: la Fiorentina non è il Monza

Napoli-Fiorentina
Le parole di Palladino e Pablo Marì smentite dai fatti. Il commento del nostro vicedirettore
Simone Bargellini Vice direttore 

Ho sentito Roberto D'Aversa, nell'immediato post gara di Empoli-Roma 0-1, commentare così il colpo di testa di Kouamè che al 95' è uscito di niente: "Il pareggio sarebbe stato importante, ma devo ammettere che non sarebbe stato meritato". Si può essere anche sinceri nel calcio. Poi per carità - e qui arriviamo a Palladino - possiamo capire un allenatore che cerca di difendere il proprio lavoro o che vuole predicare fiducia all'ambiente in cui lavora. E a cui non resta neanche più il nascondersi dietro al "siamo sesti", perchè nel frattempo siamo ottavi, quasi noni. Va bene tutto ma poi c'è un limite, rappresentato dai fatti oggettivi, indiscutibili.

La "sottile" differenza

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C'è una differenza sottile (eufemismo) tra opinioni e dati di fatto. Si può dire quanto si vuole che la Fiorentina ha fatto una "grande partita" o che ha giocato "con coraggio e personalità", ma i numeri dicono il contrario: 11 tiri a 2 nello specchio in favore del Napoli e un primo tempo in cui la Fiorentina è stata letteralmente sotto assedio. Si può dire quanto si vuole che "non c'è nessun problema" (cit Pablo Marì) ma i fatti dicono 9 sconfitte su 16 partite e Fiorentina che sta precipitando a picco in classifica. Reminder: a inizio dicembre la Fiorentina era seconda. Se non si percepisce nessun problema, allora è grave.


La Fiorentina non è il Monza

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C'è un'altra differenza "sottile", quella tra Fiorentina e Monza. La soddisfazione (piena e totale) di Palladino e Pablo Marì sarebbe stata comprensibile se i due militassero ancora in biancorosso. Una squadra che lotta per salvarsi può leggere con positività già il fatto di essere usciti dal Maradona limitando i danni, senza prendere imbarcate, mettendo anche un po' di paura al Napoli nel finale. Una squadra che lotta per salvarsi può impostare una partita pensando solo a difendersi e cambiare atteggiamento solo sul 2-0. Per la Fiorentina, per il suo blasone e per la sua ambizione, tutto ciò non può essere invece accettabile ed è persino più grave della sconfitta in sé.