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Historia magistra vitae
E se la scarsa vena realizzativa di M'Bala Nzola proseguisse fino a maggio? Se Beltran non riuscisse ad affermarsi a livello di realizzazioni? Sarebbe un potenziale problema a lungo andare, su questo la Firenze del pallone sembra concordare mentre incrocia le dita sperando che uno dei due riesca presto a rompere il digiuno. Ma noi vogliamo lanciare una provocazione, corroborata dalla storia anche piuttosto recente della nostra Serie A: non è strettamente necessario che la punta segni tanto, basta che lo faccia la squadra. E la Fiorentina, sotto questo aspetto, risponde presente con il quarto dato in assoluto dopo 6 partite, 12 reti al pari di Juventus e Napoli, meglio solo Inter, Milan e Roma (il cui dato è però viziato dal 7-0 all'ultimo, nullo Empoli di Zanetti).
Ci rifacciamo, perdonateci ma stavolta è proprio un esempio calzante e utile ad argomentare, all'Atalanta. Alla primissima Atalanta moderna, per essere precisi. Gasperini, dopo un avvio balbettante, decise di dare fiducia ad Andrea Petagna e lo mise davanti a Gomez e Kurtic nel suo tridente. Quell'Atalanta, stagione 2016-2017, arrivò quarta (oggi Champions League, anche se allora il quarto posto valeva solo l'Europa League) facendo la bellezza di 72 punti, uno sproposito per quelle che erano le aspettative, segnando complessivamente 62 reti. Contributo di Petagna a questo totale? Appena 5 gol in 36 partite giocate. Che, continuando così, potrebbe essere lo scarno bottino di Nzola nella sua prima stagione in viola. Rimanendo convinti che si tratti solamente di un periodo di vacche magre, simile a quelli che ogni anno affliggono Lautaro Martinez (non l'ultimo scarso) e affossano l'Inter, sottolineiamo questo esempio e ribadiamo che i gol delle punte sono importanti per le punte stesse e per la squadra, ma non fondamentali o indispensabili al raggiungimento degli obiettivi di squadra. Petagna giocava con questa consapevolezza, Nzola e Beltran dovrebbero essere capaci di cose migliori ma quando le cose non vanno è bene ripartire con umiltà. Nico è il nostro Papu, Bonaventura il nostro Kurtic, azzardiamo addirittura Duncan (gol e assist alla mano) come il nostro Kessie. In quella Dea segnava molto anche l'esterno Conti, Biraghi non arriva a tanto ma mantiene una certa produzione offensiva... Poi, se gli attaccanti segnano, tanto meglio e tutti più contenti.
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