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Una Fiorentina migliorata: niente super rinforzo, ma finalmente investimenti e big non ceduti

Una Fiorentina migliorata: niente super rinforzo, ma finalmente investimenti e big non ceduti - immagine 1
Pur non amando la logica dei voti, la mia valutazione del mercato appena concluso dalla Fiorentina è 6,5: ecco perché
Matteo Magrini

La premessa, che comprendo qualcuno potrebbe altrimenti definire “parac...ta”, è che giudicare un mercato e/o un acquisto giusto o sbagliato non solo è complesso, ma anche sostanzialmente scorretto. O c'è qualcuno che sul momento ebbe il coraggio di accogliere con una valutazione negativa l'operazione Mario Gomez? Eppure, col “senno del campo” (l'unico che conta), quello si rivelò un colpo, si, ma nei denti. Sotto tutti i punti di vista. Perché alla fine, così è: la sentenza la devono e possono dare solo e soltanto i fatti e, più che altro, il conto ha senso esclusivamente se si tiene conto della concorrenza perché, fino a prova contraria, non si compete da soli. Per questo, almeno per quanto mi riguarda, è più corretto analizzare l'andamento di una sessione di mercato. Se c'è stata una logica ed eventualmente quale. Se si intravede un pensiero e una programmazione o meno. Soprattutto, se quanto fatto è in linea con chi deve guidare la squadra, e quindi l'allenatore, e se in teoria i calciatori arrivati possano essere funzionali al tecnico o no.

Per tutto questo, pur non amando la logica dei voti, la mia valutazione del mercato appena concluso dalla Fiorentina è 6,5. Un giudizio nel quale c'è (ovviamente) dentro tutto quello che è successo. La scelta dell'allenatore, tanto per iniziare. La società si è trovata in una situazione oggettivamente difficile, con un clima di pesante contestazione all'esterno, ma ha reagito con rapidità e grande lucidità. Resto convinto infatti che Stefano Pioli sia e fosse la persona migliore in un momento e credo sia normale dover aspettare, nonostante le primissime difficoltà, prima di partire all'attacco. La gestione di quel caos insomma, merita solo complimenti. Stesso discorso per la gestione dei big e, in particolare, di David De Gea e Moise Kean. Averli trattenuti, e averlo fatto gratificandoli col rinnovo, è un salto in avanti non indifferente rispetto al recente passato. Vale per loro, così come per gli altri. Per la prima volta infatti (se si esclude l'estate dell'arrivo a Firenze) questa proprietà ha tenuto tutti i migliori e questo non può che essere il primo passo nella costruzione di un progetto vincente. E sia chiaro. Ciò non significa che non si possano (o debbano) fare sacrifici. Fosse partito Comuzzo tanto per intendersi, soprattutto per i quasi 40 milioni dell'Al Hilal, non ne avrei fatto un dramma ma sarei ripartito dalla stessa considerazione di sempre: “non è tanto chi si vende, ma chi si compra”.


E veniamo agli acquisti. Capisco chi alla luce della cifra investita (oltre 90 milioni, altro segnale di voler dar corpo alle ambizioni, finalmente) si aspettava l'arrivo di qualcuno che alzasse inequivocabilmente il livello dell'undici titolare. Lo diciamo chiaramente: non è stato così, e per questo il voto non è schizzato troppo verso l'alto, anche se la Fiorentina ci ha provato: Cardoso, Rios, Kessie, Musah. I viola volevano uno di questi, ma per un motivo o per l'altro non ci sono riusciti. A quel punto, d'accordo con Pioli, è cambiata la strategia. Si è scelto di avere un attacco il più forte possibile prendendo Piccoli (l'ho detto e lo ripeto, nel calcio di oggi questa è la strada) cercando di rinforzare la rosa (missione compiuta) nel suo complesso e di sistemare il centrocampo con operazioni mirate e col miglior rapporto qualità/prezzo possibile. Su Simon Sohm ancora non riesco a farmi un'idea precisa, mentre Nicolussi Caviglia si candida a colpo migliore proprio per il rapporto (prezzo/potenziale) di cui sopra. Lo segue a ruota Fazzini, che mi offre lo spunto per fare un'altra considerazione. La Fiorentina ha messo da parte i prestiti (Viti l'unica eccezione, visto che anche Nicolussi si può facilmente trasformare in obbligo di riscatto), ricominciando a costruirsi un patrimonio tecnico ed economico, e ha puntato in maggior parte su ragazzi mediamente giovani e italiani. Anche qua: bravi.

La nota dolente sta nella gestione degli esuberi visto che non è entrato in cassa praticamente nulla. Sia chiaro: l'aspetto fondamentale era liberarsi di quegli ingaggi, i viola l'hanno fatto, ma il guaio è che tra dodici mesi saremo punto e a capo e quel famoso parametro del 70% rispetto al fatturato continuerà ad essere un tarlo non da poco. Del resto, prima o poi, gli errori presentano il conto. E quelli fatti in passato hanno fatto e continuano a far (parecchi) danni. La speranza quindi, è che il campo stavolta dia ragione alla società e che gli investimenti fatti si rivelino azzeccati. Se poi d'ora in avanti arrivasse anche qualche “guizzo” alla Sucic o alla Atta, per intendersi, allora saremo (considerando l'ottimo lavoro che da anni vien fatto nel settore giovanile) quasi alla chiusura del cerchio.