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Ovviamente aspettiamo fiduciosi che tutto vada a dama, con la stessa fiducia di Stefano Pioli che ha stilato questo piano operativo negli incontri virtuali, dall’Arabia all’Italia, con Pradè e Goretti.
Il regista è il ruolo più delicato, serve l’uomo giusto, Bernabè piace, Sohm pure, ma non ci sono solo loro. L’ideale sarebbe trovarne uno con la capacità di guidare il centrocampo, ma anche l’aggressività giusta nella fase difensiva. Nel caso in cui fosse complicato si potrebbe anche prenderne due, un regista-regista e uno di gamba. Ricordiamo che in rosa c’è pure Fagioli che a Pioli piace molto e può giocare in più ruoli. Fare più ruoli. E’ un po’ questo il comandamento dell’allenatore che ha in testa intescambiabilità e una squadra capace davvero di giocare in undici con movimenti con o senza palla.
L’attaccante, ad esempio, dovrà essere bravo a fare il suo mestiere ovviamente, ma con la predisposizione a lavorare subito, quando si perde palla, a muoversi per fare spazio agli inserimenti. Il giovane Seba Esposito dell’Inter ha queste caratteristiche, la pista è aperta.
Qualcuno si stupirà, ma anche la lista dei difensori non è chiusa. Non tutti potrebbero avere le caratteristiche giuste per passare al calcio attendista con la difesa bassa di Palladino, a quello propositivo di Pioli dove anche i difensori devono partecipare, entrare in mezzo al campo, far partire l’azione e proporsi.
Ovviamente l’allenatore conosce le caratteristiche dei viola già in rosa, ma per capire meglio saranno fondamentali i primi giorni di ritiro, il vederli all’opera direttamente. Non c’è tanta fretta e neppure la necessità di avere subito la squadra fatta dal primo giorno al Viola Park.
Ci sono diversi giocatori da valutare, alcuni giovani come Ndour e Richardson e non solo. Ma un’attenzione particolare andrà data anche a tutti gli esuberi degli anni scorsi, da Barak in giù. E sono tanti.
Dopo la valutazione sul campo sarà Pioli a dire ai direttori tecnici se c’è qualcuno da tenere (non si sa mai) o se vanno tutti ceduti. Sono troppi, frutto di scelte non azzeccate e costituiscono un peso non da poco sia tecnico che economico. Il monte ingaggi è aggravato dalla presenza di tutti questi giocatori che Pradè negli anni non è riuscito a piazzare. Fare un gran mercato significa pure essere bravi a recuperare risorse, ma non è il terreno di Pradè.
Tutti i piani sono ovviamente al netto di Kean. Resta?
Una risposta non c’è. L’ottimismo all’interno della società resta e la frase detta da chi ha parlato con Kean e rivelata una settimana fa “l’ottimismo è il sale della vita”, è ancora validissima.
Anzi, sono passati otto giorni e siamo a metà del percorso. Martedì prossimo, fra una settimana esatta, la finestra per la clausola a 52 milioni scadrà e ogni giorno che passa aumentano le possibilità che Kean resti. Napoli, ad esempio, non è mai stata una pista e ve l’ho sempre detto. Kean non è un giocatore per Antonio Conte, preferisce altre tipologie. Se avesse voluto l’Arabia si sarebbe già mosso. Comunque mai dire mai, ovviamente, ma una settimana fa presto a passare.
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