In rosa un altro giocatore con le caratteristiche di Bove non c’è, non sarà facile neppure trovarlo, ma fra meno di due settimane aprirà il mercato e la Fiorentina dovrà farsi trovare pronta con soluzioni immediatamente percorribili.
Il nome di Folorunsho è sempre in testa alla lista di gradimento, della cosa si sta occupando anche il procuratore Mario Giuffredi che vuole sistemare il caso Biraghi magari ipotizzando una sorta di scambio fra i due suoi giocatori. Va detto però che Conte ritiene il suo centrocampista una alternativa importante, non vuole rivoluzioni a gennaio, vedremo se si troverà una strada. Le alternative ci sono, questo del centrocampista dovrà essere un colpo rapido per evitare problemi all’allenatore.
Le soluzioni in teoria ci sarebbero con l’innesto di Richardson e il passaggio a un vero centrocampo a tre, ma a quel punto in panchina resterebbe soltanto Mandragora. Troppo poco. Anche numericamente un centrocampista serve, per me sarebbe servito anche con Bove.
Tatticamente c’è anche l’alternativa Sottil sulla sinistra in una squadra più sbilanciata, una squadra d’attacco.
Oppure i tre visti a Bologna vale a dire Beltran, Gudmundsson e Colpani. Soluzione in teoria intrigante, a Bologna nel primo tempo ha funzionato, ma con il grande sacrificio aerobico di giocatori come Beltran e Colpani costretti a una dispendiosissima doppia fase che alla lunga toglie lucidità a chi non è abituato. Questa formula si potrà proporre quando tutti e tre saranno al top atletico e in determinate gare, ma non può essere la norma.
A Bologna poteva andar bene, giocare a specchio con i rossoblù è stata una soluzione, il primo tempo è stato brillante. Poi una mossa di Italiano nell’intervallo, fuori l’attaccante esterno Ndoye, dentro il centrocampista di sostanza Ferguson, ha fatto saltare gli equilibri. La partita viola è praticamente finita qui e l’assenza di Palladino in panchina (ancora condoglianze) probabilmente è stata fatale nel leggere la gara.
Con Ferguson, Pobega e Freuler il Bologna ha preso in mano il centrocampo, ha sempre avuto la superiorità numerica e s’è visto immediatamente il risultato con il palo di Castro. Richardson andava inserito subito per riequilibrare e invece ci sono voluti quasi quindici minuti per la prima mossa e la scelta di Sottil, ancora più attaccante di Gud, ha tolto ulteriore solidità in mezzo al campo. La Fiorentina ha perso tutti i duelli, s’è allungata, a un certo punto è sembrata stanca mentalmente e fisicamente. I tre mesi alla grande sono stati pieni di soddisfazioni, ma anche un dispendio enorme di energie. Superare lo stress Bove, lo stesso improvviso lutto di Palladino, sono cose che mentalmente si pagano.
Dopo otto vittorie consecutive una sconfitta va comunque presa con il giusto peso, senza fare drammi.
La Fiorentina ha tutto per ripartire subito dalle sue certezze, dalle sue convinzioni, dalla forza di gruppo in campo e fuori che l’ha portata nelle zone alte della classifica dove vuole rimanere. Resettare subito e ripartire è quello che ci aspettiamo, è quello che dovrà succedere già lunedì prossimo con l’Udinese. In mezzo c’è l’ultima di Conference in Portogallo e dal Vitoria deve arrivare il pass per andare avanti senza spareggi e ritrovare autostima. Lo sapevamo che questo periodo sarebbe stato intenso e decisivo, la Fiorentina ha sempre risposto e Bologna va derubricato a incidente di percorso che ci può stare.
Triste invece, molto triste, il finale di partita. Non mi è piaciuto niente di quello che è successo.
Non dirò che Pradè ha ragione perchè è il Ds della Fiorentina e Italiano ha torto perchè ora allena il Bologna. Lascio ad altri certi squallidi populismi.
Le parole che vanno oltre il calcio non le avrei volute sentire, il richiamo all’uomo è forte. Lascio risolvere ai due protagonisti cose evidentemente irrisolte fra di loro. Non entro nel merito, parlo di calcio e commento quel che vedo.
E allora per quel che s’è visto in tv, Italiano ha salutato cordialmente tutta la panchina viola prima della gara. L’esultanza eccessiva alla fine?
Ha sempre esultato così anche quando era alla Fiorentina. Forse questa volta ha ecceduto al fischio finale non ripensando al lutto di Palladino, ma di questo s’è scusato.
A me, per come la penso, non piacciono i giocatori che non esultano quando segnano alle loro ex squadre, è solo ipocrisia. Fanno il loro mestiere, giocano per vincere e sono contenti se vincono, il rispetto è fatto di altre cose.
Se poi è successo qualcosa negli spogliatoi e noi non lo sappiamo lo si dica chiaramente. Dunque? Torno al concetto di tristezza e di rapporti rotti dopo tre anni passati assieme. Ora è chiaro a tutti che l’addio di Italiano comunicato alla società il sedici marzo scorso, non è stata una decisione indolore e se si va a muovere la cenere sotto qualcosa si trova. Peccato.
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