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Il Grande Gruppo Gentile: questa Fiorentina è una squadra con la S maiuscola

Il Grande Gruppo Gentile: questa Fiorentina è una squadra con la S maiuscola - immagine 1
Una grande prestazione della Fiorentina a Lecce, che manda segnali e parole molto importanti: il segreto è il gruppo
Matteo Magrini

Potrebbe essere la versione pallonara del GGG. Ve lo ricordate, no? Quell'adorabile cartone animato di qualche anno fa che parlava di un Grande Gigante Gentile. Ecco. Qua però, parliamo di calcio. O meglio. Parliamo di una squadra. E qua vale immediatamente la pena di fermarsi. Eh già, perché quella che si è vista a Lecce, così come la si era vista col Milan, è una squadra. Vera, magari non ancora pienamente compiuta (serviranno altre riprove) ma sicuramente vera. Sotto tutti i punti di vista. Non è più insomma la somma (poco logica) di tante individualità ma un gruppo di giocatori che sa cosa vuole e cosa fare.

Oggi però non voglio soffermarmi troppo su aspetti tattici o tecnici anche perché, diciamoci la verità, quella col Lecce è stata una “mezza partita” che, se proprio vogliamo dircela fino in fondo, i viola non avevano nemmeno iniziato benissimo. Il calcio però vive di episodi e saperli spingere dalla propria parte è una delle tante qualità sulle quali si costruiscono le vittorie e quindi non sarò io a ridimensionare i meriti della Fiorentina. Volendo per un attimo parlare di calcio giocato comunque possiamo ribadire quanto il cambio di modulo (e il ritorno alla difesa a 4) abbia ridato certezze ai giocatori o quanto, con questi interpreti, funzioni l'idea di abbassare il baricentro per poi cercare di attaccare in modo il più possibile diretto. Come detto però, mi piace andare su un altro aspetto.


E così veniamo alla nostra versione di GGG. Non Grande Gigante Gentile ma Grande Gruppo Gentile. C'è un'immagine, più di ogni altra, dalla quale voglio ripartire: Biraghi in piedi, coinvolto come se fosse in campo, a dare indicazioni ai compagni e a confrontarsi con il vice di Palladino Citterio. Può sembrare una roba da poco, o per qualcuno magari scontata, ma non è così. Al contrario. In molti infatti, dopo le esclusioni con Empoli e Milan, si erano chiesti come avrebbe reagito uno che, fino a questo momento, era sempre stato tra gli intoccabili. E poi, vi piaccia o no, Birgahi era ed è il capitano di questa squadra e mettere fuori un leader è sempre rischioso. Per questo, il fatto che pur non avendo gradito (e ci mancherebbe altro) sia sempre lì, a fare (appunto) il capitano, è un segnale molto importante.

Non solo Biraghi, però. Restano sulla fascia sinistra non si possono non citare le parole di Gosens. “Se rimetterci qualcosa a livello personale vuol dire far rendere meglio la squadra sono felice. Mi sacrifico volentieri”, ha detto ieri rispondendo alla domanda sul suo nuovo ruolo da terzino della difesa a quattro. Un altro segnale di come questo gruppo non abbia magari leader appariscenti o campionissimi riconosciuti da tutti ma sia pieno di valori sani e uomini veri. Bravi ragazzi, ma non per questo senza carattere. E vogliamo parlare di Kean? Uno che non si reggeva quasi in piedi per il dolore alla caviglia ma che non ne voleva sapere di uscire. Un altro indizio (pesante) che ci fa ben sperare per il presente e per il futuro.

Dentro la Fiorentina insomma, sta germogliando qualcosa di positivo. E non è solo un discorso tecnico. Anzi. Quello, in questo caso, lo abbiamo voluto lasciare da parte. E' l'aria “fresca”, a farci sorridere. E' la sensazione di aver davanti una Squadra con la S maiuscola. Con un'identità sempre più definita ma, soprattutto, con uno spirito ed un'unità d'intenti tipici di chi può davvero andare oltre i propri limiti.

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