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Segnale forte: la Fiorentina per la prima volta gioca da squadra. Sboccia Fagioli
Vado subito al sodo: la Fiorentina ha giocato da squadra. E’ questo l’evento più importante della serata viennese, quello che aspettavamo da troppo tempo, quello che è mancato in questi due mesi tristi e per certi verdi incredibili. La vittoria è la normale conseguenza della prestazione e infatti la metto al secondo posto delle cose belle di una serata nella quale ne sono successe diverse altre che fanno ben sperare in una ripartenza, in una stagione diversa, in un sorriso.
S’è rivisto il Fagioli che fa girare il centrocampo. E poi sprazzi di Dzeko, perfino il gol di Gudmundsson che potrebbe ridargli il sorriso. Insomma, una di quelle serate che vanno ben oltre il già importante risultato di un tre a zero che non è affatto banale e non era assolutamente scontato. Da oggi comincia la vera stagione della Fiorentina? Si riparte? Servono, ovviamente, prove e controprove, ma il segnale è forte e chiaro. Mai si era vista fino ad oggi, anche con avversari più facili del Rapid, una Fiorentina capace di sviluppare gioco in modo fluido, brava a tenere il campo, a muoversi da squadra con soluzioni, coperture degli spazi e inserimenti senza palla. Nessuno si immagini cose trascendentali, ma insisto sul concetto di squadra. Fino a ieri sera era evidente che la Fiorentina faticasse a crescere proprio sul terreno dove si costruiscono le stagioni, dove avrebbe dovuto lavorare l’allenatore, dove ci si aspettava un salto deciso rispetto al passato. Sembrava che Pioli non fosse riuscito a farsi capire, sembrava che i giocatori faticassero ad accettare nuovi principi di gioco.
Ieri sera s’è vista la squadra, forse le resistenze sono cadute, finalmente si può cominciare a guardare il futuro in modo diverso. Ovviamente è solo un inizio, su questa base si deve continuare a lavorare e a crescere, ma fino a domenica sera contro il Milan le basi facevamo fatica a vederle e quando si intravedevano erano sembrate molto fragili. Paradossalmente la miglior Fiorentina della stagione è apparsa con le seconde linee, con quelli che hanno giocato meno, con sette cambi rispetto a domenica scorsa, quando in teoria dovrebbe essere più difficile avere un gioco di squadra. Forse in campo c’era più voglia di dimostrare, o forse i nuovi principi di gioco sono stati finalmente assimilati da tutti, fatto sta che d’improvviso è apparso il gioco. Il reparto che funzionava peggio è sempre stato il centrocampo, ieri sera Nicolussi, Ndour e Fagioli si sono mossi bene, in armonia, con rotazioni, scambi di posizione e personalità. Mi è piaciuto molto il movimento coordinato fra Nicolussi e Fagioli, quando il primo si alzava per andare senza palla era quest’ultimo a fare il regista, a stare più basso. Un doppio play sul quale costruire la manovra.
Il Rapid non ha trovato punti di riferimento anche per il movimento di Ndour che consentiva di giocare a tre oppure a due. Bene anche Pablo Mari che seppur con qualche sbavatura in marcatura, ha fatto salire la linea e accompagnato l’azione. Pure il movimento dei due esterni Parisi e il giovane Fortini ha accompagnato le due fasi di gioco con i tempi giusti. E s’è vista l’importanza di Dzeko nel legare il gioco. Segnali. Bagliori. Qualcosa su cui appoggiarsi per riprendere il cammino. Unico che non ha convinto è stato Piccoli, poco lucido nelle occasioni che gli sono capitate, ma anche poco incisivo nel far salire la squadra.
Senza far suonare la marcia di Radetzky, la musica che arriva da Vienna rende tutto più leggero. La vittoria dirada la nebbia e la negatività, ma la conferma dovrà essere immediata. Se questo è davvero un nuovo e non una serata nella quale è andato tutto bene, lo sapremo domenica sera quando al Franchi arriverà il Bologna, a sua volta vincitore in trasferta in Europa League. Scontro difficile contro una squadra che gioca a memoria, veloce e tecnica.
Con o senza Italiano in panchina (i medici lo decideranno domani) la sfida racchiude duemila motivi di interesse e di difficoltà. Serve dare continuità alla gara di ieri sera. Cambieranno molti interpreti, ma ormai la fisionomia della Fiorentina è chiara. In difesa ci saranno De Gea, Pongracic, Pablo Marì e Ranieri. In mezzo Mandragora e Nicolussi con Fagioli a muoversi fra il sottopunta e il centrocampista, come ieri sera. Esterni Dodò e Gosens che dovrebbe recuperare.
I due esterni saranno importanti perché il Bologna gioca con Cambiaghi e Orsolini quasi sulla linea e allarga la difesa a tre per inserire i centrocampisti, chiudere le linee di passaggio è fondamentale. Tornando alla formazione, davanti tornerà Kean. Manca solo la seconda punta. Pioli pensa di rilanciare Gud o riproporrà Fazzini? La sensazione è che l’islandese faccia fatica a trovare una collocazione, ma il bel gol di ieri sera potrebbe averlo rilanciato insieme alla voglia di andare a fare la partita giocando in casa e non come domenica nel difficile San Siro. Il tema Gudmundsson ce lo porteremo fino al fischio d’inizio con una considerazione che Pioli sa benissimo: se non dovesse giocare potrebbe diventare un caso. Ma è anche vero che una squadra come questa, ancora alla ricerca di sè stessa, la prima cosa che deve cercare è l’equilibrio e giocatori come Fazzini o Ndour che sanno attaccare, ma anche difendere, oggi forse sono imprescindibili.
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