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Quasi tutto è perduto ma con umiltà e dignità l’impresa sarebbe ancora possibile

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Per salvarsi la Fiorentina deve riscrivere la storia della Serie A: ce la può fare?
Matteo Magrini

Quella alla quale stiamo assistendo è (purtroppo) la cronaca di una morte sportiva annunciata. Sarebbe bastato poco, per evitarla, ma quando le cose sembrano andar bene (e potremmo star ore a discutere su quanto andassero bene sul serio e di quanto in realtà ci si accontentasse di poco o ci facessimo abbagliare da veri e propri miracoli tecnici di chi sedeva in panchina...) è ancor più facile e più che altro chiudere gli occhi, applaudire, appiattirsi sul pensiero comune e sulla propaganda. Sarebbe bastato, per esempio, dare un po' più credito agli unici uomini di calcio che si siano mai visti in questi anni (gli allenatori) e meno a chi aveva come unico interesse la tutela di se stesso, del proprio sconfinato ufficio al Viola Park e della propria poltrona d'onore al Franchi. Sarebbe bastato, per fare un altro esempio, rendersi conto di come qualsiasi ambizione sportiva venisse sacrificata sull'altare del tornaconto economico e non, sia chiaro, sul più che comprensibile equilibrio di bilancio. Sarebbe bastato essere Firenze insomma, quella vera. Col suo spirito critico e la voglia di non farsi raccontare favole e storielle. Invece no e ora, a pagare il conto più salato, è ovviamente la stessa città e, con lei, i tifosi.

Certo, ci sarebbe ancora tempo (poco) e modo (complicatissimo) per provare a salvarsi. Il problema è che il primo passo da fare per marciare verso l'impresa sarebbe quello di lato per non dire indietro (mai fatto) di chi ha reso realtà quello che nemmeno nei peggiori incubi era possibile immaginare. Chi sta guidando la società verso il baratro insomma, invece che rivendicare che “eravamo gli stessi l'anno scorso, quando siamo arrivati sesti con 65 punti...” dovrebbe avere quel minimo di umiltà/dignità per mettersi da una parte e, semmai, farsi carico di convincere il presidente a chiamare un dirigente vero, degno di questo nome, che sappia che forma abbia un pallone e che sia riconosciuto e riconoscibile da tutti. Dentro, e fuori la Fiorentina. Può esser Galliani come Prandelli, Maldini come Sabatini. Di nomi e soluzioni ce ne sono e ce ne sarebbero e se poi si volesse una volta tanto coinvolgere anche qualcuno che abbia vissuto nel profondo il viola tanto meglio...

Di sicuro bisognerebbe intervenire... ieri. Non subito, prima. E basta pensare a quanto successo in queste settimane per capire perché. Lo spogliatoio è in totale frantumazione, i giocatori (tra poco ne parliamo) pensano solo a se stessi e se ne fregano del bene comune. Litigano per un rigore, si scontrano a muso durissimo tra un primo e un secondo tempo, rientrano in ritardo al Viola Park in regime di ritiro, smentiscono sui social l'allenatore che, appena arrivato, aveva annunciato regole ferree sull'uso degli stessi, reagiscono rabbiosi e senza dar la mano al mister per una sostituzione (parliamo del capitano...), rilasciano interviste sorridenti. Il tutto, senza che si registri il benché minimo intervento da parte del club. Non una multa, non un'esclusione punitiva, non una presa di posizione pubblica. Nulla di nulla. Le uniche dichiarazioni del più alto in grado (il direttore generale) sono arrivate tra Bergamo e Reggio Emilia per parlare di “chiave di volta a un passo” e, riferendosi alla scenetta del megafono, di “momenti bellissimi e straordinaria unione”. Ci sarebbe da ridere fino al mal di pancia (e fuori da Firenze lo fanno) se non ci fosse da piangere.

Dicevamo dei giocatori, comunque. Il tema si tiene con quello legato all'inesistenza della società. Davanti a comportamenti del genere infatti, e se ci fosse un club forte e strutturato, a gennaio bisognerebbe far piazza pulita. Mettere gran parte di questo gruppo su di un carrello, e spedirlo il più lontano possibile. Vero è che sarebbe da capire chi li comprerebbe, calciatori capaci di tale indegno campionato, ma nel calcio e nel mercato si sa: tutto è possibile. A proposito. Toccherà al direttore sportivo Goretti l'arduo compito di portare avanti una campagna/acquisti cessioni nella quale non ci sarà un euro da spendere e con la quale provare a rendere un po' più omogenea la rosa. Nel frattempo, a lui, vanno i complimenti per averci messo la faccia a Reggio Emilia. Non solo ai canali ufficiali, ma in conferenza stampa, e rispondendo a tutte le domande. Qualcun altro si è nascosto, come da abitudine, e prima di lui (dopo una sconfitta) non lo aveva mai fatto nessuno. Mi si dirà: è il minimo. Vero. E basta questo per capire come sia stato possibile ritrovarsi in questo inferno...