Fiorentina sì o Fiorentina no? Il futuro viola passa anche (e soprattutto) dalla scelta di Stefano Pioli. Se accettasse sarebbe un sintomo di "garanzie", altrimenti...
"Noi siamo la Fiorentina". Lo canta la Fiesole e, anche se il coro ha/avrebbe un'accezione positiva, potremmo usare quell'espressione anche per "commentare" la situazione attuale. Della serie: siamo questi. Prendere o lasciare insomma e chi cerca pace, serenità, linearità e semplicità è pregato di rivolgersi altrove. Perché "noi siamo la Fiorentina" appunto e, in particolare da quando la società è in mano a Rocco Commisso, ci "piace" vivere così. Perennemente in bilico e in balìa degli eventi. Certo, qualcuno può o potrebbe parlare di sfiga. Del resto, mi è capitato spesso in questi giorni di sentirmelo chiedere. "Ma perché tutte a noi?". Bella domanda e, parlando di allenatori, sarebbe bello rivolgerla al presidente o a chi, al Viola Park, gestisce in prima persona il club.
Perché per carità, ci sarà anche una componente di cattiva sorte, ma se nel giro di sei anni cambiano sei allenatori di cui tre per dimissioni un motivo ci dovrà pur essere. Non solo. Se un altro mister, dopo Gattuso, decide di salutare baracca e burattini senza che nessuno se lo aspettasse e, praticamente, subito dopo aver preso la decisione esattamente opposta (accettare la proposta nel primo caso, restare nel secondo) evidentemente significa che, come minimo, lavorare da queste parti non è così semplice. Sia chiaro. Con questo, tanto per ribadirlo per l'ennesima volta, non si vuole assolutamente assolvere Palladino. Anzi. Il suo resta un comportamento a dir poco surreale e, soprattutto, totalmente irrispettoso di chi gli pagava lo stipendio. Voleva andarsene? Lecito, ma aveva tempo e modo di farlo evitando al presidente e ai suoi dirigenti di esporsi a quell'incommentabile figuraccia della conferenza stampa.
Eppure, volendo restare al parallelo con il passato, e tanto per attirarmi la quotidiana dose di improperi, non si può non notare che proprio per far fronte al caos del dopo Gattuso Daniele Pradè fece la migliore delle scelte della sua seconda esperienza fiorentina: scegliere Vincenzo Italiano. Chissà quindi. Magari anche stavolta riuscirà a tirar fuori un coniglio dal cilindro, portando a Firenze un allenatore capace di riaccendere nella piazza (almeno) un minimo di entusiasmo. Da questo punto di vista, ho già detto come la penso: benissimo Pioli, bene Farioli. E qua veniamo alla questione principale.
L'attesa
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La Fiorentina infatti ha fatto la sua scelta e, da qualche giorno ormai, sta facendo di tutto per convincere Pioli a tornare. Missione difficile, ma non impossibile. E sia chiaro: non è soltanto una questione di soldi. Anzi. Quello è il nodo più semplice da sciogliere e del resto, chi conosce Stefano, non poteva avere il minimo dubbio. Sono altre le priorità: garanzie di natura tecnica e, altro aspetto al quale tiene particolarmente, di "qualità" di rapporti. Traduzione del secondo aspetto: chiarezza dei ruoli, confronto continuo (ma costruttivo) con la dirigenza e, se possibile, avere vicino una figura di fiducia che possa far da tramite con la proprietà senza troppi filtri. Chiamatelo bischero....