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Palladino, De Rossi e altre storie: due mesi per scrivere il futuro viola

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Basta esperimenti e predestinati: la Fiorentina lancia gli allenatori, adesso serve un allenatore che lanci la Fiorentina
Enzo Bucchioni Editorialista 

Nove partite di campionato, quattro (si spera) per arrivare alla finale di Conference, in due mesi la Fiorentina e Palladino si giocano il presente e il futuro. I risultati contano sempre, ovviamente, ma mai come in questa stagione così altalenante, troppo piena di alti e bassi, serviranno a farci capire se alla fine il famoso bicchiere sarà mezzo pieno o mezzo vuoto. Se la Fiorentina avrà centrato gli obiettivi dichiarati da Commisso (Europa League) o vinto un trofeo da dedicare al presidente (Conference), si potrà continuare a crescere con questo allenatore e con questa idea di calcio. Viceversa, aspettiamoci cambiamenti decisi e decisivi. Oggi come oggi, e l’ho già scritto, faccio fatica a valutare compiutamente il lavoro di Palladino. Ho visto cose buone, la crescita di alcuni giocatori come Kean, ma anche troppe ingenuità, formazioni sbagliate, cattiva gestione del gruppo. Oggi, ricordiamolo, la Fiorentina sarebbe fuori da tutto e con la squadra che si ritrova, l’allenatore avrebbe dovuto fare molto di più. Insomma, non ho le certezze di certi giovani senza storia che stanno provando a far carriera usando a tutti i livelli la scorciatoia della famosa “leccaculatia”, uno strumento che funziona, ma va maneggiato con cura. Se ti sgamano sei finito e l’ambizione senza basi solide può diventare un boomerang. Non lo sa neppure la Fiorentina se Palladino va confermato o no, i dubbi ci sono, ma la “leccaculatia” si porta avanti. Lasciando perdere tutta la brutta categoria dei formichieri (pronti per il Viola Park?) che fa danni all’ambiente, ai tanti seri e in fondo anche alla Fiorentina, ricordo che oggi come oggi la Viola sarebbe fuori da tutto e se la classifica è corta (sei squadre in sei punti) ci sono rivali più forti e un calendario non facile. Questo va detto, per onestà. Come va detto che la straordinaria vittoria sulla Juve ha bisogno di verifiche e di conferme. Dire che i bianconeri non hanno giocato per far fuori l’allenatore e Thiago Motta era in evidente confusione, non significa sminuire un 3-0 storico, è solo un invito all’equilibrio e un richiamo alla realtà: c’è ancora tanto da fare.

Solidità e certezze del 3-5-2

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Andando però alla ricerca della positività e dell’energia, non possiamo non sottolineare con entusiasmo la crescita di questa squadra. Con il 3-5-2 la Fiorentina ha trovato solidità, equilibrio e quelle certezze che mancavano. Ora possiamo anche recitare la formazione e per l’allenatore sarà più semplice mettere in campo De Gea in porta, Pongracic, Pablo Mari e Ranieri in difesa; Dodò e Gosens sugli esterni, Fagioli, Cataldi e Mandragora in mezzo, Gudmundsson di raccordo e Kean davanti. Una gran bella squadra. Ci sono otto giocatori di livello internazionale che mescolano qualità ed esperienza, con picchi di gioventù, da qui bisogna ripartire per provare a risalire la classifica. Sono curioso di vedere cosa farà l’allenatore, cosa chiederà per giocare una partita vera contro l’Atalanta, quali soluzioni saprà adottare. La conferma di Palladino passa dai risultati, l’ho detto banalmente, ma anche dalla capacità di interpretare le partita, dalla crescita dell’identità e della personalità della squadra. Cose di calcio che molta gente fa fatica a capire e devono invece far parte del bagaglio di una dirigenza chiamata fra poco a fare un bilancio prima di pensare al futuro. L’ambizione sbandierata per tutto l’anno è stata dimostrata e confermata da due campagne acquisti che hanno portato a Firenze giocatori di un livello così alto che non si vedevano da dieci anni. Alla formazione base dobbiamo aggiungere Adli, Folorunsho, Comuzzo, Zaniolo, Beltran, Ndour, lo stesso Parisi, e così è facile capire che non manca proprio nulla. Dobbiamo augurarci e sperare che la vittoria sulla Juve oltre a dare certezze tattiche, abbia anche fatto alzare l’autostima nello spogliatoio, in genere dopo certe imprese si esce più forti.


De Rossi? No grazie

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L’Atalanta, ovvio, è una squadra più matura, ha una guida esperta in panchina come Gasperini e poco importa se a fine anno andrà via. Il sogno dello scudetto è difficile, ma vivo, me l’ha confermato lo stesso allenatore lunedì a Coverciano. Capiremo domenica quanto ci crede ancora il gruppo dopo la brutta sconfitta contro l’Inter. Per la Fiorentina è una partita-chiave. Un risultato positivo rafforzerebbe tutto quello detto finora. L’analisi però, non può non mettere in conto altre soluzioni. Faccio fatica a pensare a Palladino in panchina anche l’anno prossimo se non dovesse conquistare l’Europa in campionato o vincere la Conference. E qui si apre uno scenario. Mi auguro che nel caso peggiore, tocchiamo ferro, non si punti su un altro allenatore con poca esperienza. Circola da tempo il nome di De Rossi e la cosa mi spaventa non poco. E’ amico di Pradè e lo sappiamo, ma anche la sua esperienza alla Roma (l’unica di alto livello) ha lasciato perplessità. La Fiorentina è cresciuta, già quest’anno è stato un errore puntare su Palladino che ha fatto esperienza a Firenze lasciando troppi punti per strada. Se davvero c’è ambizione (e la squadra forte lo dimostra) serve un allenatore che dia certezze, i margini di rischio siano minimi. Basta esperimenti e predestinati. La Fiorentina lancia gli allenatori, serve un allenatore che lanci la Fiorentina. Ma questi sono discorsi accademici, di contorno, che spero di non dover fare più. Torno ai due mesi e spero che Palladino dimostri che la scommessa su di lui è stata vinta, vorrebbe dire che la Fiorentina ha vinto la Conference o ha conquistato l’Europa League. Non vedo altre strade.

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