Calma e gesso, si diceva invece una volta. E invece la replica di Palladino a Pradè senza nominarlo “folle pensare che si sia rotto qualcosa”, aumenta le preoccupazioni.
La stagione si può ancora salvare, i punti in classifica e il potenziale di questa squadra lo confermano. Ora tutti, ma proprio tutti, con serenità e franchezza devono parlarsi, vanno messi sul tavolo i problemi per cercare di risolverli rapidamente. Si può? Certo che si può, anzi si deve.
Ecco cosa è successo
—Cosa è successo è abbastanza semplice da capire, l’ho scritto più e più volte. Questa squadra è andata oltre le sue possibilità per mille ragioni, tanti nuovi avevano una voglia matta di rivincita, per tre mesi la Fiorentina si è esaltata e ha esaltato, ha sovraperformato, come si dice. E se vogliamo essere sinceri fino in fondo, in campionato sono andate tutte, ma proprio tutte bene, da sembrare una magia.
Se fate mente locale per tante partite vinte, a cominciare dal secondo tempo con la Lazio, non si può non concordare. Meno bene è andata in coppa Italia dove la Fiorentina è stata eliminata dalle riserve dell’Empoli. Ma ci può stare.
Che Fiorentina era quella che vinceva sempre e ci piaceva parecchio?
Una squadra con l’istinto del killer, capace di ottimizzare tutto, capace di vincere perfino una partita (Verona) con passaggio di De Gea a Kean. Squadra compatta, aggressiva, tenace, con ripartenze veloci in contropiede per mettere in moto Kean o favorire l’inserimento dei centrocampisti. Una squadra che teneva un centrocampista (Bove) sull’esterno alto e in fase difensiva si chiudeva con un solido 4-5-1. Ho definito Palladino il nuovo Allegri per il calcio basico, quasi antico, che ha saputo proporre, facendolo diventare efficace e redditizio.
Giocatori sì, ma poco gioco
—Un calcio basato più sui giocatori che sul gioco, più sul carattere che sull’organizzazione. E in quel periodo si sono esaltati, non a caso, giocatori di grande personalità ed esperienza come Kean, appunto, De Gea, Gosens, Adli, Cataldi e Dodò, con Bove salito a livelli altissimi. C’era da aspettarselo, però, che con il calo della forma di molti giocatori (inevitabile durante una stagione) e gli avversari che ti prendono le misure, alla lunga qualche problema potesse arrivare.
La vicenda Bove è stato un acceleratore, ha messo a nudo difficoltà che si intravvedevano. E qui chiamo in causa l’allenatore che nelle sei partite del dopo-Bove, non è riuscito a trovare una chiave tattica diversa, non ha saputo cambiare il corso delle cose. Senza Bove la Fiorentina ha perso equilibrio perchè se giochi con Sottil esterno alto al posto di Bove l’equilibrio non lo troverai mai, trattasi di giocatori con caratteristiche e attitudini troppo diverse.
In queste sei partite la Viola ha battuto a fatica il Cagliari in casa e preso un punto alla peggior difesa della storia della Juve. Il resto notte fonda. C’era da aspettarsi qualcosa di diverso, un centrocampista in più, un cambio di modulo, un utilizzo più vasto della rosa, ma a questo punto è venuto fuori un altro problema: la gestione. Quando c’è stato bisogno di cambiare, per una evidente stanchezza di troppi giocatori o per esigenza tattica, Palladino non l’ha fatto (e quando l’ha fatto non ha funzionato) perchè le seconde linee non sono al livello dei titolari. Se Parisi resta fuori tre mesi (faccio un esempio) pensate davvero che quando lo chiami possa essere pronto? O Moreno, o altri?
Quando mesi fa parlavo di poche rotazioni, intendevo proprio questo. Palladino si difende, dice che non ci sono titolari e riserve e invece ci sono eccome, la distinzione è stata netta e nel calcio di oggi non funziona così.
Le rotazioni devono consentire a un allenatore di far sentire tutti importanti, essere coinvolti, dentro un progetto, servono per gestire venticinque giocatori e altrettanti procuratori . Non si possono far giocare sempre quelli ritenuti più forti in campionato e gli altri solo contro squadre di Cipro in Conference. O roba simile. I giocatori meno forti vanno comunque fatti crescere e devono essere inseriti nei momenti o nelle partite giuste. Rotazioni, appunto.
Palladino non l’ha fatto, così succede che Quarta se n’è andato, che Biraghi è fuori, che Kayode è sparito, e poi Mandragora, Kouamè, Parisi, Ikonè e altri non sono sicuramente felici. Per non parlare di Pongracic. Che fine ha fatto un acquisto da quindici milioni?
Le seconde linee e il mal di pancia
—Lo so anch’io che quelli che hanno giocato quasi sempre sono i più forti, ma è un’ingenuità pensare che potessero tenere quel livello per tutta la stagione. Così quando servirebbero, come ora, le secondo linee non sono pronte, non hanno condizione o intesa, o semplicemente non sono disponibili a sacrificarsi o a dare il massimo. Ultimo esempio il Richardson ripescato ieri sera.
E qui veniamo ai mal di pancia sbandierati da Pradè nel dopo gara ai microfoni della società, quindi inconfutabili.
Palladino è un allenatore giovanissimo, non solo per l’età. Ha alle spalle solo meno di due anni di lavoro in un ambiente ovattato come Monza, ha qualità e idee, ma l’inesperienza s’è vista tutta in diversi momenti di questi sei mesi viola. E mi viene ancora in mente Pradè quando qualche settimana fa ha richiamato tutti all’umiltà perduta. Si riferiva all’allenatore? Di sicuro a qualcuno della Fiorentina.
L’analisi è questa, non si scappa. Quando una società decide di prendere un allenatore come Palladino che mette al centro i giocatori e non il gioco, gli deve dare solo giocatori pronti. Possibilmente forti. O che piacciano a lui.
E in questa considerazione c’è la possibile soluzione per rimanere agganciati al sogno della Champions e alla classifica.
Solo il mercato può salvare la Fiorentina
—Dal mercato devono arrivare 4-5 giocatori forti da inserire al posto di quelli che in questi mesi hanno fatto le seconde linee e Palladino non vede, per completare il rinnovamento della rosa iniziato in estate.
Alzare la qualità, crescere in centimetri e muscoli: questi gli obiettivi. Ricordate il pezzo scritto qui su Violanews il due gennaio scorso, quando vi ho rivelato le linee guida della Fiorentina sul mercato?
E’ quello che sta succedendo.
I dirigenti viola sanno benissimo cosa devono dare ora a Palladino per provare a fermare la crisi e rimanere in zona Champions. Valentini e Folorunsho sono arrivati. Ora serve un esterno di grande livello (su Luiz Henrique insistono), un difensore (Pablo Mari), un centrocampista di gamba (Lovric?), un esterno basso al posto di Kayode (Koulibaly del Parma è saltato) e pure un attaccante se parte Kouamè.
Ikonè e Kouamè sono in uscita, ma la Fiorentina vuole cessioni definitive e non prestiti, non è facile, ci stanno lavorando. Se partiranno i malpancisti e arriveranno queste forze fresche nel giro di una decina di giorni, si potrà ripartire. Questa squadra ha qualità.
Ma vorrei tornare a parlare di Palladino e delle difficoltà di Colpani ormai croniche. Lo sappiamo che l’ha voluto lui, che lo stima, ma anche basta. Nel Monza, lo utilizzava in maniera diversa, era più libero di attaccare, doveva difendere meno. Ora, costretto nella catena con Dodò, è diventato un giocatore più fragile di Ikonè. Mi piacerebbe anche capire cosa sta succedendo a Gudmundsson. Non è in forma e si vede, ha bisogno di giocare e lo sappiamo, ma sinceramente non mi sembra neppure così dentro a questo tipo di calcio. Siamo sicuri si senta nel posto giusto? E’ felice?
Allora lo faccia vedere in campo, molti giocatori non in forma come lui, comunque fanno qualche giocata, dentro una partita ci mettono grinta, cuore e altro. Oggi Gud è il nulla e da un giocatore come lui non se lo aspettava nessuno.
Chiudo con Kean. Non gli arriva più un pallone giocabile. Palla avanti e pedalare, il corto muso e robe del genere vanno anche bene, ma un minimo di gioco che vada oltre gli strappi di Sottil e di Dodò, il dritto per dritto, mi piacerebbe vederlo.
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