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L'altro spunto, arrivato in questo caso dalla disfatta con la Norvegia e ancor prima dalle sberle prese dall'Inter nella finale di Champions col PSG (ma si potrebbe parlare anche della semifinale col Barcellona, se solo da queste parti non contasse solo il risultato) riguarda il tipo di calcio che ancora qualcuno si ostina a proporre. Un calcio speculativo, fatto di blocco basso, ritmi da dopolavoro, poca aggressività. Verrebbe da dire “arrendetevi”. Perché quella filosofia può pagare una volta, magari due, forse anche per una serie di partite, ma alla lunga è destinata a perdere.
Sia chiaro. Questo non vuol dire mortificare il talento o sacrificarlo sull'altare del gioco e dell'organizzazione. E' esattamente il contrario. Significa mettere il talento, il singolo, nelle migliori condizioni per determinare. Prendete Nusa, o gli attaccanti esterni del PSG. Qual è l'idea degli allenatori? Recuperar palla prima e il più in alto possibile, per poi buttarli in spazi per forza coperti male da chi ha appena perso il possesso. E ancora. Con la costruzione da dietro (quando si può fare, ovviamente) l'obiettivo è chiaro: arrivare a isolare quelli bravi nell'uno contro uno e, da lì, affidarsi alle loro giocate.
Per farlo, va da sé, servono calciatori con certe caratteristiche (forza, velocità, grande qualità tecnica) e un'educazione profonda. Coraggio, personalità, sfrontatezza, conoscenze. Sono questi i concetti vincenti e Stefano Pioli (tanto per venire alla Fiorentina) lo sa benissimo. Basta ripensare alla sua miglior Lazio, o al Milan che ha condotto allo Scudetto, a un secondo posto, e ad una semifinale di Champions. Era, quella rossonera, una delle squadre “più europee” che avevamo: aggressiva, con una linea alta, brava a giocare uomo su uomo a tutto campo, veloce.
Per questo insomma, ci auguriamo che il mister riporti questa filosofia anche nella sua nuova Fiorentina. Perché dopo un anno di noia c'è tanto bisogno di aria fresca e siamo sicuri che anche i calciatori, portati ad osare di più (e quindi ad aumentare in autostima) sapranno andare oltre a certi limiti. Va da sé, per chiudere, che la base resta la qualità. Perché si possono avere tutte le migliori idee del mondo ma, senza gambe e teste buone per metterle in pratica, si parla (quasi) del nulla.
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