La serata magica e il contagio
—In questa serata magica insomma, si è rivista la Fiorentina delle otto vittorie di fila. Brutta (magari), sporca (se necessario) ma tremendamente cattiva, cinica e assolutamente ribelle al concetto di sconfitta. Una squadra che si esalta, in situazioni come quella di ieri. Deve difendere? Gode. “Si trova a su agio”, disse dopo la partita col Genoa il vice di Palladino Citterio. Deve soffrire? Ne è felice. Per questo, in piena emergenza, con una formazione titolare totalmente inventata, senza poter far cambi e davanti alla squadra/rosa più forte d'Italia, ha tirato fuori una prestazione del genere. Perché, appunto, è nella sua natura. E' nata, questa Fiorentina, per smentire chi non ci crede. Ricordate il concetto di rivincita no? Quello che arde dentro i vari De Gea, Gosens, Cataldi, Adli, Kean e compagnia. Bocciati da qualcuno, definiti “scarti” da altri e venuti a Firenze spinti da motivazioni feroci.
Ecco. L'importante, adesso, è che i tanti nuovi arrivati si facciano immediatamente contagiare da questo dolcissimo veleno che scorre nelle vene di questo gruppo. Ci facciano il bagno, perché soltanto così i viola possono continuare a sognare. A proposito. Sarà anche un caso, ma come per magia una volta mandati via quei giocatori che avevano “mal di pancia”, è tornata l'alchimia dei giorni migliori. C'è poco da fare, e pazienza se al mister questo non piacerà. Quando l'aria è buona, in spogliatoio, è tutto molto più facile. E sia chiaro. Qua nessuno dice che il gruppo fosse spaccato. No. Più semplicemente, era normale immaginare qualche muso lungo che, pur magari senza far alcun tipo di polemica e senza voler metter su chissà quale complotto contro l'allenatore, contribuiva ad appesantire un clima già difficile per i risultati che non arrivavano.
Dove sta il segreto
—Il “segreto” di questa impresa quindi, sta in tutto questo. Nella testa, più che nelle gambe. Nel cuore, più che nella tattica. Certo, poi ci sono e ci sarebbero tante considerazioni da fare anche da quel punto di vista. Mi limito (capisco sia facile e banale) a parlare di Kean. Uno che da solo può catapultare i viola in una nuova dimensione. Parlo di catapulta perché è l'immagine che rende perfettamente l'idea di cosa sia questo centravanti. Un “pallone” spesso lanciato così, da solo, in mezzo alle mura nemiche. Risultato? Le sfonda, quelle mura. Sposta i compagni in avanti e obbliga gli avversari a preoccuparsi anche quando stanno schiacciando la Fiorentina (e succede spesso) nella propria metà campo. E poi vabè, i gol. Quello del 2-0 di ieri fa impressione per forza a determinazione. Come se nel collo avesse i quadricipiti. E se non vogliamo scomodare il Re (Leone), diciamo che era dai tempi di Toni (ultimi sei mesi di Vlahovic in viola a parte) che non si vedeva un bomber così.
Tutto bellissimo, quindi. L'importante, adesso, è non perdere l'equilibrio. E non parlo dei tifosi, ovviamente. Loro è giusto che, come ieri, trascinino la squadra con l'entusiasmo di chi sogna quell'impossibile che, in realtà, non esiste. Parlo del gruppo. Perché restino consapevoli della realtà, del fatto che giocando come nei secondi tempi di Roma (con la Lazio) e della gara col Genoa si va poco lontano e che, solo mantenendo questo spirito potranno costruire qualcosa di grande.
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