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La Fiorentina non è niente: Pioli sia se stesso, altrimenti non ha senso restare
Non essere. E' questo il problema. La Fiorentina non è. Non è una squadra aggressiva. Non è una squadra coraggiosa. Non è una squadra muscolare. Non è una squadra di qualità. Non è una squadra di palleggio. Non è una squadra che riparte. Non è una squadra che sa chiudersi. Non è. Molto semplicemente. Non è. Voleva essere, ma è tornata indietro. Voleva magari riprendere la strada di anno scorso, ma è rimasta a metà. Un terrificante ibrido che significa (appunto) non aver alcun tipo di identità. Non è nemmeno, tanto per stare a quanto abbiamo visto a San Siro con l'Inter, un gruppo che ha capito quale sia la sua situazione e che per questo ha deciso di “giocare da provinciale”. Ecco. In queste ore va di moda questa roba qua: “giochiamo da provinciale”. “Caliamoci nella mentalità di una provinciale”. “Dobbiamo giocare come chi lotta per non retrocedere”. Ma magari! Dico io. Il problema è che non si sta vedendo nulla nemmeno sotto questo punto di vista,
E vengo alla sfida con l'Inter. Quella non è la partita di una “provinciale”. Perché chi si deve salvare ci mette anima, cuore, rabbia, fame, determinazione, cattiveria. Avete visto niente di tutto questo? Io, sinceramente, no. Capisco cosa s'intende, comunque. Il riferimento è all'atteggiamento tattico: tutti dietro e speriamo nello 0-0. Questo sarebbe lo spirito da provinciale... Sinceramente, a me, quello sembra solo il modo di stare in campo di una squadra terrorizzata, che ha probabilmente rifiutato il cambiamento che l'allenatore voleva imporre o magari, più semplicemente, non ha le qualità per assecondarlo. Certo, qualcuno mi dovrà spiegare cosa avevano di più giocatori come Biraghi, Duncan, Barak, Kouame, Belotti visto che loro, nonostante tutti i loro limiti, avevano sposato in pieno il calcio iper ambizioso (e sicuramente complesso) proposto da Italiano. Quella che mi do io, di spiegazione, è che quando in campo non ci sono leader e/o guide di grande responsabilità quel compito può e deve assumerlo soltanto l'allenatore. Col carisma, la forza delle idee, la capacità di entrare nella testa e nel cuore dei calciatori.
Evidentemente, Stefano Pioli non ci è riuscito. Ed è proprio su questo che voglio soffermarmi. Ma davvero, mister, bisogna ridursi a quello che abbiamo visto con l'Inter e prima ancora nei terrificanti 70' del match col Bologna? Davvero la soluzione alla crisi è rinnegare tutto quello in cui credi? Non è che invece, più probabilmente, questa vertiginosa marcia indietro ti abbia fatto perdere di credibilità davanti allo spogliatoio? Uno spogliatoio, sia chiaro, che sta dando una pessima rappresentazione di sé e che merita di essere messo bene in evidenza (e in prima fila) sul banco degli imputati. Perché nessuno sta giocando secondo i propri standard, perché (quasi) tutti si stanno nascondendo dietro ai parafulmini (lo stesso allenatore, il direttore sportivo), perché fanno uscire voci di ogni tipo (o pensate che ci siano giornalisti che si divertono a inventare la qualunque..?), badano solo al proprio io...
Una situazione e dei comportamenti che meriterebbero un intervento forte di una società forte. Spiace ripeterci, ma questa Fiorentina è una barca in tempesta che fa acqua da tutte le parti e senza un comandante che sappia riportare la barra dritta. Anche per questo, l'allenatore per il momento è rimasto al suo posto. Perché è un “ottimo” scudo e perché, in teoria, ha spessore e capacità per venir fuori da questo mare di melma. Certo, dovesse mancare la vittoria anche col Lecce sarebbe dura andare avanti. Per questo, se mai leggerà questo pezzo, ci sentiamo di dirgli di “essere Stefano Pioli”. Che se la giochi con coraggio e con le sue convinzioni. Che sia quello che si inventò il terzino dentro al campo, Kessié trequartista e che prima di tanti altri capì (anni fa) che il calcio moderno sarebbe andato verso la pressione e riaggressione iper offensiva. Non quello di San Siro. Perché se dev'esser quella, la Fiorentina, meglio farla guidare da qualcuno che in quel (non) giocare a calcio crede sul serio...
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