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Il monte ingaggi che non t’aspetti. Mentalità e principi: perché Pioli merita fiducia
Se è vero quello che ci siamo detti (più o meno) tutti, e quindi che in termini di rosa questa è la miglior Fiorentina della gestione Commisso, allora per prima cosa bisogna dir bravi a Daniele Pradé e ad Alessandro Ferrari. Il motivo? I dettagli li leggerete in mattinata sul Corriere Fiorentino ma vi posso anticipare che a chiusura del mercato c’è un dato (il monte ingaggi) contrario a quello che si poteva immaginare.
Detto questo, e fatte in lungo e in largo tutte le riflessioni possibili su quanto fatto e non fatto quest’estate, resta ora da capire come Stefano Pioli metterà a terra il potenziale che ha a disposizione. E sia chiaro: si sta parlando di un gruppo squadra a mio avviso ancora teoricamente inferiore a cinque squadre (Napoli, Inter, Milan, Juve e Roma) e al quale sarebbe quindi ingiusto chiedere la Champions. Se quello era l’obiettivo, tanto per capirsi, doveva arrivare qualcosa in più. Ciò non significa che non si possa andare oltre il proprio valore o che, allo stesso tempo, qualcuno nelle primissime file non possa sbandare. L’importante, al contrario di quanto successo un anno fa, sarà essere li ed approfittarne, eventualmente.
Per farlo, inutile girarci tanto attorno, servirà un grande lavoro da parte del mister. E’ lui che può tirar fuori quel qualcosa in più dai suoi e può e deve essere lui il valore aggiunto. Come? Trasferendo ai suoi coraggio e ambizione, voglia di essere protagonisti e personalità. Perché di una cosa io son straconvinto: nel medio/lungo termine solo una proposta/cultura propositiva può far salire di livello le individualità. Ovvio, serve tempo. E non sarò io (checche ne dica qualcuno non l’avevo fatto nemmeno con Palladino, e basta andarsi a rileggere i pezzi su vn dopo le prime partite) ad affrettare giudizi o a mettere immediatamente sul banco degli imputati il mister perché in questo primissimo scorcio di stagione non si è visto il gioco.
Primo: con alcuni giocatori (Nicolussi, Piccoli) ha potuto lavorare pochissimo. Secondo: il calcio e lo sviluppo che ha in mente è sicuramente complesso e, venendo da un anno di “palla a Kean e faccia lui”, non semplicissimo da apprendere. Terzo: per fare quello che chiede servono tante, tante gambe e ad agosto, va da sé, la condizione non può essere quella migliore. Quarto: Pioli stesso, e non c’è niente di clamoroso, probabilmente sta ancora cercando la via (abito) migliore per i suoi. Ecco. Semmai, se posso permettermi, io individuerei il prima possibile un punto fisso (qualunque esso sia) e soltanto dopo lavorerei sulla duttilità e sulla malleabilità del modulo/sistema di partenza.
Per quanto mi riguarda, almeno in questo momento, andrei sul centrocampo a tre, con Nicolussi in regia e Fagioli e Fazzini (o Sohm, o Mandragora) ai suoi lati alternando poi Gudmundsson, Dzeko e Piccoli al fianco di Kean. In prospettiva invece, pur capendo benissimo la questione Gosens, non mi dispiacerebbe (ri)vedere una difesa a quattro e poi si, tenendo i tre in mezzo, tutto il talento possibile (Kean, Piccoli e Gud; Gud, Fazzini e una prima punta…vedete voi) là davanti. Possibile? Ad ora, stando alle parole di Pioli, no. Si vedrà. Di certo lui sa dove andare, conosce pensieri e convinzioni dei suoi giocatori e, ovviamente, ha più conoscenze di noi. Non solo. Ha voglia di osare e di mettere in campo una Fiorentina bella e se possibile vincente. Per questo, per me, merita tutta la fiducia possibile.
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