Il calcio, esattamente come la vita, è una ruota che gira: alla fine, tutto torna. Puoi far finta di nulla o convincerti del contrario, puoi scappare il più lontano possibile o provare a nasconderti ma prima o poi, il conto, arriva. Lo dicevamo e scrivevamo qualche mese fa, quando scoppiò la contestazione della Curva Fiesole, e non possiamo che ribadirlo oggi. Il riferimento, va da sé, è alla “letterina” indirizzata a Rocco Commisso e fatta circolare tra i tifosi già prima della gara di domenica con la Roma. Una presa di posizione dura (l'ennesima) contro il direttore sportivo che, testuale, “non ha avuto ovviamente il coraggio di dimettersi, dati gli INTERE$$I ormai sempre più palesi”. Roba dura. Come se qualcuno sapesse cose che noi non conosciamo o che magari, da anni, proviamo a far intendere senza però andar troppo diretti. Per un paio di motivi. Il primo (con buona pace di chi ha spesso accusato chi alzava la mano di “volere il male della Fiorentina”: perché vogliamo bene a questi colori. Il secondo: perché ovviamente, per lanciarsi in accuse di questo genere, servono prove e fatti concreti.

TORNA TUTTO
Il calcio sta presentando il suo conto. Ma fino ad oggi andava tutto bene…
Detto questo, e ben sapendo che compiti, diritti e “doveri” di un tifoso son ben diversi da quelli di un giornalista, resto perplesso soltanto per un motivo. Lo stesso, identico, di fine maggio scorso: dov'era, la Curva, negli anni passati? Dov'erano coloro che “senso di responsabilità per il ruolo che ricopriamo ci impone di vigilare e proteggere sempre gli interessi della nostra squadra” mentre veniva calpestato qualsiasi concetto di calcio, si distruggevano squadre (a gennaio) in piena corsa per la Champions, si acquistavano giocatori come Belotti e Faraoni presentandoli come grandi colpi “perché capitani”, si sostituiva il capocannoniere del campionato con Cabral (15 milioni), Piatek e Jovic, si vendeva Chiesa l'ultimo giorno di mercato e si prendeva Callejon, si spendevano 16 milioni per Duncan, 15 per Ikonè e, per carità di patria, ci fermiamo qua? Allora io ricordo silenzio, qualche insulto a chi osava criticare, prese di posizione sui social ovviamente sincere e per nulla pilotate/dettate dall'alto e, semmai, qualche coro inneggiante chi le faceva, quella scelte. Benissimo insomma, se lo si ritiene giusto, contestare il ds o chi per lui ma chi vive secondo ideali quali “coerenza” o simili, forse, dovrebbe forse farsi un esamino di coscienza.
E sia chiaro. Le critiche che muovono sono sicuramente comprensibili ma resta il mistero sul perché e per come ci siano altri personaggi evidentemente dotati di “immunità”. Se ogni allenatore, e ogni vuol dire ogni, ha avuto problemi a convivere con alcuni dirigenti chi dovrebbe preoccuparsi e/o intervenire? Se via via arrivano, fanno filtrare lamentele e prima o poi se ne vanno figure inserite senza sapere bene perché se poi non possono incidere (vedi Burdisso, e vedremo Goretti...) a chi tocca il compito di capire come mai? E' ovvio, che sia il “capo” il responsabile dei propri dipendenti e della propria azienda. In alternativa, se come in questi mesi il proprietario non può esser fisicamente presente, servirebbe una figura forte e competente che abbia strumenti, carattere, conoscenze e personalità per prendere in mano la situazione e che sappia sanare eventuali dissidi, discussioni o frizioni. La domanda (retorica) è: chi può farlo, in questa Fiorentina?
E' inutile insomma girarci tanto attorno. Cambiano gli allenatori, passano i giocatori, si alza il livello (perché chi viene duramente contestato, piaccia o no, in due anni ha comunque costruito le due rose migliori di questa gestione) ma i problemi, quelli seri e destinati prima o poi a ricadere sulla squadra e su chi ci deve lavorare tutti i giorni, restano sempre gli stessi. Eppure, tanto per tornare al punto di partenza, pare che tutto sia esploso oggi e che fino ad ora (o fino alla primavera scorsa) tutto funzionasse alla grande e le colpe fossero solo del mister o del giocatore di turno. Non era e non è così. Il guaio è molto più grande di un modulo sbagliato, di una mentalità troppo offensiva o al contrario rinunciataria, di un gol sbagliato o di un'identità da trovare. Certo, sul campo questo gruppo e questo allenatore hanno l'obbligo di fare di più, ma sarebbe a dir poco miope, se si vuol provare a ragionare a lungo termine e per il bene della Fiorentina, ridursi a questo.
L'unica cosa da fare quindi, ora come ora, è stare il più vicino possibile a Pioli e ai calciatori, stimolandoli con critiche e analisi costruttive e ma evitando di abbandonarli a se stessi e/o in balìa di chi non aspetta altro che scaricare su di loro (anche) le proprie responsabilità. Nel frattempo, davanti alle enormi difficoltà di questo periodo, chi di dovere FORSE farà tutte le riflessioni e le valutazione che non ha mai fatto...
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