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Fiorentina, ovvero “where amazing happens”
L'allenatore dice che si è presentato in ritardo alle interviste perché doveva fare la doccia (bugia, c'era appena stato un confronto con dirigenti e calciatori e che “vabbè abbiamo perso ma avremmo fatto lo stesso il playoff...” (quando hanno letto il regolamento e i possibili incroci forse non c'era, o se c'era dormiva); presenta un 3-5-2 con Kouamé esterno/terzino dopo aver detto di non poter cambiar modulo perché “non si può adattare tutti a qualsiasi ruolo”; Mandragora dev'essere rincorso e convinto dall'ufficio stampa perché vada a spiegare l'episodio della fascia; il capitano (sig), quello vero, va in giro per chioschini a dire che tanto lui potrebbe andare a Bologna; l'ex direttore sportivo mentre la squadra è impegnata a Losanna dorme al Viola Park e la mattina dopo passeggia sereno al suo interno. “Se c'era è perché doveva risolvere col notaio le questioni legali”, la versione della società. Questo è, oggi, la Fiorentina. E davvero c'è ancora qualcuno che si stupisce dell'ultimo posto o di squadre di medio bassa classifica in Svizzera che la prendono a pallonate per 90'? Lo stupore, semmai, è per i 6 punti raccolti in campionato (due strappati si sa come a Pisa e Bologna) e per non essere già volati fuori, dalla Conference League. A ripensarci ora, un mezzo miracolo.
E credetemi. Fa un male cane scrivere certe cose e raccontare certe realtà. Arrivati a questo punto però, non c'è altra strada che questa per stanare una società che dopo aver chiesto aiuto (formalmente e informalmente) continua a pensare di poter prendere in giro una città intera. L'allenatore (quello che quando si è presentato diceva sorridendo che avrebbe spiegato la comunicazione ai “ragazzi dell'ufficio stampa” e che avrebbe imposto regole ferree sull'uso dei social...) prosegue a raccontare favole pensando di fare o di ottenere chissà cosa; i giocatori (anche i più importanti) piangono mezze lacrime di coccodrillo davanti ai microfoni salvo poi raccontare ai quattro venti (ma l'hanno capito che a Firenze quasi nessuno ormai è disposto a fargli anche mezzo sconto??) i loro pensieri di addio in vista di gennaio; il direttore generale dopo aver detto di aver visto “momenti bellissimi” e di esser convinto di essere “ad un passo dalla svolta” ha preferito sparire più o meno nel nulla. Parla Goretti. Il prossimo, forse, sacrificato sull'altare dell'unico che resta sempre e comunque lì. Al suo punto. Unico e solidissimo “punto di riferimento” di un presidente che mentre la nave affonda reagisce alla Orietta Berti. “Lasciala andare...”.
Francamente, non riesco proprio a immaginare come ci si possa salvare in una situazione del genere. O meglio. Un'idea ce l'ho. L'ho detto, scritto e ripetuto: fare piazza pulita. Ribaltare la squadra fin da gennaio e sperare così di cambiare l'aria di marcio che si respira là dentro. Il problema, un enorme problema, è che per farlo servirebbero uomini forti, competenti, e ai quali la proprietà garantisca pieno mandato e piena fiducia. La Fiorentina invece è un club dove il proprietario ha paura della sua stessa ombra (o pensate sia un caso che non chiami mai nessuno da fuori...?) e dove chi dovrebbe avere a cuore il bene comune ha in mente (ed in questo pare essere un fuoriclasse assoluto, va detto) soltanto l'autoconservazione (e spesso promozione) di sé. Un quadro tristissimo, che domani contro l'Udinese rischia di vivere l'ennesima giornata di buio. Con lo stadio vuoto o mezzo vuoto (almeno) per i primi 20' visto lo sciopero annunciato dalla Fiesole (ben arrivati...) e con una città (lei si) ancora decisa a tutto pur di salvarsi.
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