Palladino ha capito la Fiorentina?
—Lo sfrenato ottimismo di Palladino nel post Napoli, lui ha visto una bella gara e autostima aumentata, mi fa preoccupare ancora di più. Il primo tempo poteva finire tre a zero e sarebbe stato il risultato più logico, aggiungeteci le parate di De Gea, una clamorosa traversa e un assedio continuo. Ma con la squadra che si ritrova, si può difendere a sei, far marcare il regista a uomo da Gudmundsson e diavolerie del genere, Palladino ha capito (l’ho già detto) che la Fiorentina è la Fiorentina? Che ha un grande portiere e un grande centravanti che farebbero la fortuna di tutti gli allenatori? Una signora squadra come la Viola non può andare in campo con la vecchia filosofia delle squadre provinciali che fanno le barricate. Ha capito che non deve salvarsi come ha fatto a Monza?
E nella ripresa poi cosa s’è visto? Buttare la palla in mezzo all’area, sperare in un mischione, in una deviazione, in Kean, in una spizzata come sul gol di Gudmundsson. Porto a casa, invece, soltanto il carattere, la grinta ritrovata, il furore, tutte cose indispensabili, che faranno molto comodo giovedì sera.
La Conference è l’ultimo treno per evitare il fallimento di una stagione e la Fiorentina non può sbagliare binario. Se penso al valore delle avversarie rimaste nel tabellone del torneo, compreso il modesto Panathinaikos che pure ha vinto in casa, la Fiorentina non può non arrivare in finale. L’ostacolo greco se l’è creato da sola, con una gara scellerata che adesso va rimediata. Serve vincere per due a zero, impresa non facile, ma a portata di mano se penso al valore dei giocatori viola in rapporto ai greci. L’altra sera Djuricic sembrava un fenomeno per la leggerezza con la quale la Fiorentina ha affrontato una sfida delicata come questa.
Settimana decisiva
—Dico basta e lo dico anche ai giocatori. Se l’allenatore sta mostrando i limiti dell’inesperienza e la scarsa efficacia del calcio che propone “palla lunga e vediamo che succede”, se il gioco organizzato non c’è, certe partite le devono vincere i giocatori con la loro qualità, il carattere, la rabbia, la voglia. C’è in ballo una stagione, ma anche il rispetto della maglia e tutto quello che Firenze si aspetta dalla sua squadra e dai suoi giocatori.
Questa è una settimana decisiva per tante cose, soprattutto per Palladino. Se dovesse uscire dalla Conference (tocchiamo ferro) non credo all’esonero immediato, ma l’addio a fine stagione sarà inevitabile. La squadra ce l’ha, trovi un guizzo, un’idea, cambi cultura se come dice ama giocare in più modi.
Dopo il Panathinaikos ci sarà la Juve che sta facendo peggio della Viola, qualcuno spieghi a Palladino cosa significa questa sfida, battere bene i bianconeri potrebbe anche essere l’ultima occasione per iniziare una nuova storia con Firenze. E comunque non vorrei mai più vedere un’altra delle troppe gare senz’anima che hanno ridimensionato una squadra nata per lottare per la Champions o l’Europa League, quest’ultimo obiettivo dichiarato da Rocco Commisso.
Una scelta sbagliata
—Torno brevemente a giovedì e alla formazione. Palladino ha già sbagliato all’andata con Terracciano, non si ripeta. Con tutto il rispetto vero di un grande professionista come Pietro. Uno spogliatoio non si gestisce dando la parola a qualcuno per tenerselo buono, ma con l’autorevolezza del calcio proposto, la coerenza e le scelte. Far giocare un portiere di 34 anni, inattivo da tre mesi, in un ambiente così caldo, in una gara così delicata, è stato un errore da matita rossa. Soprattutto quando hai uno come De Gea. Non c’è niente da decidere, giochi lo spagnolo. Stop. Che per Terracciano sarebbe stata una serataccia lo temevo e l’ho scritto qui, ma ho avuto la conferma sentendo prima della gara la felicità di un opinionista che capisce di calcio come un bufalo tibetano (esiste?) e spara cazzate come coriandoli a Carnevale. Palladino con Terracciano ha ragionato nello stesso identico modo… semel in anno.
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