L'intervista
—E così veniamo alle parole di Commisso a La Nazione. Un'intervista nella quale, a mia memoria per la prima volta dal giorno del suo arrivo, il presidente non ha battuto sul tasto dei soldi spesi, non ha insistito su quanto sia stato bravo a realizzare al Viola Park e non ha, altra novità, rinfacciato niente a nessuno. In passato, non sarebbe stato così. In passato il presidente avrebbe probabilmente attaccato quelli che in estate avevano espresso dubbi sul mercato e, magari, avrebbe ironizzato sulla Juventus per avergli ceduto Kean e per aver speso tanti soldi per un giocatore (Nico) immediatamente costretto allo stop per infortunio. E poi ancora, se la sarebbe presa con il Comune per i ritardi nei lavori al Franchi o con chi non vuole il parcheggio al centro sportivo.
La promessa
—Niente di tutto questo. Commisso stavolta ha parlato di calcio ed era quello che gli chiedevamo da tempo. Ha indicato obiettivi (“fare meglio della passata stagione”), ha sottolineato la soddisfazione per il bellissimo inizio di stagione ma ribadendo come ancora non sia stato fatto nulla e, soprattutto, ha garantito che a gennaio, qualora si presentasse un'opportunità da lui ritenuta giusta (e ci mancherebbe, i soldi sono suoi) non si tirerebbe indietro. Parole “pesanti”, anche perché tutti hanno in mente quanto successo sia l'anno scorso che nel gennaio del 2022 quando, con la squadra in piena lotta per la Champions, la Fiorentina (intesa come società) si è di fatto tirata indietro. Per questo insomma, e perché il presidente sa benissimo quanto conti una promessa (alle orecchie e per il cuore dei tifosi) accogliamo quelle assicurazioni con enorme speranza anche se, come è giusto che sia dal punto di vista di chi per mestiere deve raccontare le vicende viola, aspettiamo che alle parole seguano i fatti.
Il nuovo corso
—Intanto però, non possiamo che ribadire tutto il piacere nell'assistere a questo nuovo modo di comunicare e di raccontarsi. Senza spocchia, arroganza o inutile ridondanza (nessuno, per esempio, ha mai criticato questa proprietà per non aver investito, semmai si discuteva su il come, così come nessuno ha mai sottovalutato la portata storica della realizzazione del Viola Park) ma con il giusto orgoglio per i risultati che stanno arrivando e per scelte (vedi Palladino) che si stanno rivelando più che indovinate e con la voglia di puntare sempre più in alto. Da parte nostra, come sempre fatto (e pazienza se qualcuno continua a sostenere o pensare il contrario) non faremo altro che descrivere quello che vedremo. Pronti ad applaudire ma sentendoci liberi di criticare quello che non ci piacerà sperando di trovare, dall'altra parte, una società pronta a confrontarsi (anche duramente, perché no) avendo sempre rispetto dei ruoli e delle persone.
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