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Ecco la tabella: nove partite per riportare la Fiorentina dove merita, in Europa

Ecco la tabella: nove partite per riportare la Fiorentina dove merita, in Europa - immagine 1
Sei squadre in sei punti: la Fiorentina di Palladino è in piena corsa per un posto europeo, ma non sarà facile
Enzo Bucchioni Editorialista 

La vittoria dirompente contro la Juventus resterà nella storia della Fiorentina. Non c’è dubbio. Nei miei quarant’anni di viola non ricordo una partita contro i bianconeri così dominata dall’inizio alla fine, un divario tecnico-tattico così forte, una supremazia così schiacciante. Un 3-0 che significa adrenalina pura, bonus infiniti, una carica enorme dentro lo spogliatoio e una classifica che adesso offre ancora delle opportunità. La vittoria sulla Juventus ha riaperto uno squarcio sulla positività per gli ultimi due mesi di campionato. Ad un patto, ovviamente: che questo trionfo emotivo, questa sbornia di felicità, non resti un fatto isolato come successo troppe volte quest’anno. Non ultima la vittoria sull’Inter. Mi sento di dire subito, però, che la Fiorentina è cresciuta. Al netto di una Juventus inguardabile, la Viola è sembrata una squadra più equilibrata, più solida e più consapevole. La filosofia, rubare palla e avanti, verticalizzare negli spazi, non è cambiata, ma c’è una partecipazione maggiore di tutta la squadra, ci sono più soluzioni e non solo lo schema su Kean. Palladino ha fatto un percorso un po’ troppo lungo, ma c’è arrivato a questo 3-5-2 che consente di occupare bene gli spazi, di proteggere la difesa, ma anche di ripartire con i centrocampisti senza palla (Mandragorasu tutti) e con i due esterni.

Crescita dei singoli e recuperi

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L’evoluzione è dovuta alla crescita atletica di molti giocatori, alla grande qualità di Fagioli al quale finalmente l’allenatore s’è deciso di mettere in mano le chiavi della manovra (ora c’è un vero regista), al ritorno di Gudmundsson con il suo essere introvabile sul campo e quindi difficilmente marcabile. Ma anche al recupero in pianta stabile di Mandragora che per troppo tempo era stato messo ai margini. L’ex Juve non piace a chi non vede la sua qualità di capire il gioco senza essere appariscente, la capacità di fare la fase difensiva, ma anche di proporsi in attacco. Non posso non riparlare della mia grande delusione nel vedere una squadra con gente come De Gea, Kean, Fagioli, Gosens, Cataldi, Dodo, Gud, Pongracic, Comuzzo, Ranieri, Pablo Mari, appunto Mandragora e tanti altri, perdere con Monza, Como e Verona, essere oggi ottava e quindi fuori da tutto. Non era e non è possibile. Ora sento i soliti che esaltano Palladino come fosse un genio, ma sono quelli che volevano Terracciano, affossavano Pablo Mari e non ne beccano una dalle Guerre Puniche.


L'apprendistato viola è finito

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Nonostante il trionfo con la Juve, Palladino ha le sue colpe. La sua inesperienza s’è vista nella gestione del gruppo, nelle scelte, nella fatica a capire che strada prendere. Che questa fosse la squadra più forte dai tempi di Paulo Sousa, lo abbiamo scritto mille volte. Ora l’apprendistato sembra finito, non vedo più dieci cambi da una partita all’altra, ci sono soluzioni più razionali, la guida è più sicura. Spero, ovviamente, che adesso il percorso diventi stabile, si smetta di sbandare. La vittoria sulla Juve, come detto, può diventare un carburante straordinario e un lasciapassare per le prossime gare. Alla fine del campionato mancano nove gare, oggi la Fiorentina sarebbe fuori da tutto, anche da quell’Europa League che era l’obiettivo fissato da Rocco Commisso.

Tutto può ancora succedere

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Attenzione, però, se la Fiorentina resterà quella vista domenica, recuperando e valorizzando anche altri giocatori come Folorunsho, Adli, Zaniolo e Ndour, lo scenario può cambiare. La classifica è chiara. Dal quarto posto del Bologna a 53 punti, oggi ultima in zona Champions, al nono del Milan a 47 punti, ci sono ben sei squadre. Tutte racchiuse in sei punti. Cosa vuol dire? Che tutto può ancora succedere. A un patto e lo ripeto: la Fiorentina deve rimanere questa e crescere ancora. Si può fare. I gigliati di punti ne hanno 48, cinque dalla Champions. E’ vero che le squadre in lizza sono sei e sono tante per tre posti, alcune sulla carta più forti (Milan e Roma), altre con impegni di coppa come la Viola (anche Bologna e Lazio), altre in grave crisi come la Juve, ma la Fiorentina può farcela se trova continuità. Il calendario non è facile, su nove squadre sono in otto ad avere ancora un obiettivo. Dopo la sosta ci saranno Atalanta in casa, Milan fuori, Parma (c), Cagliari (f), Empoli (c), Roma (f), Venezia (f), Bologna (c) e Udinese fuori. Due mesi di fuoco con quarti e probabilissime semifinali di Conference comprese. Parma, Cagliari, Empoli e Venezia lottano per non retrocedere, clienti complicati per come gioca la Fiorentina. L’Atalanta spera ancora di recuperare in zona-scudetto. Milan, Roma e Bologna corrono per le coppe. L’unica senza obiettivi è l’Udinese.

Pensando a Joe Barone

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Non faccio previsioni, certo il pensiero corre a quelle otto vittorie consecutive. Oggi, paradossalmente, la Fiorentina è più forte di allora e deve pensare positivo. Non è facile, ovvio. Nessuno mollerà un centimetro, ma la Fiorentina sa che non centrare l’Europa sarebbe inaccettabile proprio per la forza di questa rosa. La vittoria sulla Juve non deve essere l’enorme soddisfazione di un giorno o di 90', ma la spinta per il rush finale. Credo si giochi molto anche Palladino, ma sentendolo nel dopo gara con i bianconeri l’ha capito bene. Per ultimo qui, ma per primo nella mente e nel ricordo, un omaggio a Joe Barone un anno dopo. Se la Fiorentina è arrivata a questo livello lo deve a cinque anni di lavoro incessante, continuo, instancabile di un dirigente appassionato che aveva nella vita soltanto un obiettivo: vincere qualcosa per Rocco, per i tifosi e per Firenze. Non dimenticatelo mai. Dal carattere forte, a volte spigoloso, ma sempre con l’idea fissa di fare il bene della Fiorentina. Ha dato veramente la vita e non è un modo di dire. Riprovare a vincere quella coppa sfuggita l’anno scorso ad Atene, diventa un obiettivo in più per dedicarla proprio a Joe.

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