Il secondo errore dei greci l’ha sfruttato Gudmundsson. Ma l’islandese liberato da compiti tattici ha girato per il campo come sa, alla ricerca della posizione e degli spazi. Sta tornando? I segnali ci sono. E poi chi non conosceva bene Fagioli avrà visto che talento s’è messo in casa la Fiorentina. Vede linee di passaggio e inventa come nessuno, aiuta anche in copertura. Non ha ancora i novanta minuti, ma Palladino avrebbe dovuto dargli il comando del centrocampo un minuto dopo il suo arrivo al Viola Park e non dopo più di un mese.
Nel primo tempo si sono visti tutti i limiti del Pana, rimasto in partita ad Atene, ma anche ieri sera, per le amnesie viola. Fortunatamente sono arrivate solo nella ripresa e non sono durate troppo a lungo. Resta però da capire bene come mai la Fiorentina tenda ad abbassarsi, si impaurisca, non sappia gestire il controllo della gara. La paura finale di ieri sera era ingiustificata per il divario tecnico delle due squadre.
Torno allora al concetto di un gioco che non c’è: quando cala il rendimento dei singoli, quando comincia la fatica, tutta la squadra ne risente. Va in difficoltà. A un certo punto il Pana è tornato in corsa per i supplementari e c’è rimasto fino alla fine: non doveva succedere. Sinceramente non avrei tolto Gudmundsson, i cambi invece di aggiungere hanno fatto mancare certezze. La doppia sostituzione Adli-Zaniolo per Ranieri-Mandragora quando il Pana premeva, è stato una leggerezza imperdonabile, la solidità difensiva è saltata in aria. Comunque s’è capito perchè Zaniolo non gioca. Sembra lontano da una condizione accettabile.
Però, come dice la signora Coriandoli, tutto è bene quel che finisce bene. Questa vittoria spalanca le porte alla semifinali, il prossimo avversario sarà il modestissimo Celje, squadra di una cittadina slovena di 37 mila abitanti. Poi in semifinale uno fra Jagellonia e Betis, probabile quest’ultimo. Avanti dunque, consapevoli comunque che quanto fatto fa felici, ma non può bastare con l’organico che ha la Fiorentina.
Domenica contro la Juventus mi aspetto la personalità e la grinta del primo tempo di ieri, la voglia di tenere in mano la gestione della partita, il cinismo per sfruttare le situazioni, una difesa attiva senza farsi schiacciare come a Napoli. Ma attenzione, serve la continuità nei novanta minuti. Anche la Juventus in crisi di questi tempi non è il Panathinaikos e se dovessero arrivare i cali di tensione e le amnesie sarebbero problemi.
Mi aspetto una continuità anche su questo modulo e su questi principi con cambi e turn over razionali, solo per dribblare la stanchezza di qualcuno e non per fare esperimenti, tipo Pablo Mari al posto di uno dei tre difensori, Folorunsho per rilevare Mandragora che ha speso molto. Aggiustamenti e non i troppi cambiamenti visti finora che hanno condizionato la stagione. Ripartirei con Gudmundsson, tanto per ribadire. Ha bisogno di giocare e di sentirsi importante. Terrei anche i due esterni Dodò e Gosens, dopo c’è la sosta, avranno tempo per riposare.
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