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Dura tenere Palladino e Pradè dopo il fallimento. Commisso deve pretendere di più

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E' impensabile ripresentarsi a luglio con Palladino in panchina, magari senza Kean ed altri giocatori forti della rosa attuale
Enzo Bucchioni Editorialista 

E’ arrivato il momento di quella profonda riflessione auspicata da Pradè una settimana fa. Ma a riflettere dovrebbe essere Rocco Commisso e non soltanto sull’allenatore Palladino e su alcuni giocatori che hanno deluso, ma sull’intera area tecnica della Fiorentina, Pradè compreso. Riflessione totale. Il fallimento è evidente, nessun obiettivo è stato centrato, a cominciare da quell’Europa League chiesta proprio dal presidente. E poi, fuori dalla Conference alla prima partita vera contro il Betis, fuori gli ottavi di Coppa Italia contro l’Empoli, fuori dall’Europa dopo tre anni. Sì lo so, è vero, la matematica regala una speranza, ma secondo voi la Lazio, che in teoria può ancora andare in Champions, perde in casa con il Lecce? Ammesso e non concesso che poi questa Fiorentina vinca a Udine… Ma la stagione fallimentare va anche al di là degli obiettivi perché questa squadra non ha identità, gioca un calcio passivo, non coinvolgente e la presa di posizione dei tifosi è stata chiarissima e deriva proprio da questo: nessuno può essere orgoglioso di come sta in campo questa Fiorentina. Anche contro un Bologna deconcentrato, reduce dai festeggiamenti per la Coppa Italia, i gol sono venuti per due penetrazioni di Parisi, bravo per carità, ma senza opposizione e con palle svirgolate. E il terzo è figlio del più classico degli schemi viola: De Gea che lancia Kean. Ha giocato meglio il Bologna anche se ha perso e se era inzuppato di champagne, come ha detto Italiano, ma si sapeva. E allora? Credo che il primo ad essere deluso di quanto ha visto quest’anno sia proprio Commisso che da quando è arrivato a Firenze investe con passione totale e partecipazione senza aver ottenuto i risultati che avrebbe sperato e spesso meritato. Non è sempre detto, soprattutto nel calcio, che le scelte e le decisioni debbano partire dal concetto di famiglia tanto caro al presidente. A volte delle previsioni possono essere sbagliate, dei professionisti possono non aver risposto come ci si sarebbe aspettato. E allora, è giusto insistere con Palladino? Ovviamente l’interrogativo più grosso è questo. Con questa squadra piena di giocatori forti, avrebbe dovuto centrare l’obiettivo fissato, a maggior ragione in questo campionato al ribasso che non è paragonabile a quelli più difficili degli anni scorsi. Ma, ripeto, quello che deve fare più riflettere in chiave futura è l’assenza di identità della squadra, le poche idee e lo scarso coraggio dell’allenatore che anche parlando dell’ultima gara, ha schierato un 4-5-1 copertissimo, ha pensato una tattica difensivistica e utilitaristica ben sapendo che avrebbe dovuto solo vincere. E’ andata bene solo perché il Bologna era “cotto” e svagato. In questi mesi l’allenatore è cresciuto pochissimo nonostante gli abbiano fatto la squadra che voleva cedendo ben 19 giocatori, alcuni dei quali, come Kayode, avrebbero fatto comodo. Ma c’è di più.

L'ambizione si misura anche dall'allenatore

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I giocatori di grande talento sono penalizzati in questo calcio. Pensate a Fagioli, sta diventando uno qualsiasi. A volte inutile. Per forza, se attorno i compagni non si muovono senza palla, se non si guarda avanti, ma indietro, se non ci sono schemi e soluzioni, se non può mettere la palla negli spazi, viene soffocato dalla marcatura e diventa un giocatore qualsiasi. Se resta Palladino rimandatelo alla Juve. Ripartire con Palladino significherebbe portarsi dietro tutti questi insoluti, i dubbi, le incertezze, ma anche i limiti di questo allenatore, magari di prospettiva, ma che si è dimostrato non pronto per il salto da Monza a Firenze. Lo sappiamo che Rocco gli ha allungato il contratto fino al 2027, ma si può anche leggere come una mossa per rafforzarlo, per dargli serenità e fiducia alla vigilia del momento chiave della stagione. Non è servito e allora forse sarebbe meglio rianalizzare tutto. In particolare gli obiettivi. Se la Fiorentina continua a sbandierare l’ambizione, non si può essere ambiziosi solo andando prendere De Gea e Kean, serve un tecnico al loro livello. Magari Palladino lo diventerà, ma adesso non lo è. Sempre nell’ultima gara avete visto quanto ha impiegato a capire che l’ingresso di Orsolini stava cambiando la partita e non ci sono state contromosse? Dettagli decisivi. Come è successo in Conference, quando i cambi e le mosse di Pellegrini sono stati decisivi. Insomma, il tema c’è tutto. E la riflessione si impone. L’errore è stato fatto un anno fa, andava preso un allenatore più bravo o bravo come Italiano, più esperto, più pronto, per continuare il percorso di crescita che durava da tre anni. Con Palladino c’è stato un ritorno al passato nel gioco e nei risultati nonostante la rosa più forte dell’era Commisso, nonostante il portiere forse più bravo del campionato e il vice capocannoniere. E allora, visto che l’ossatura di squadra c’è, si può considerare questo come un anno di passaggio e riprovare a prendere un Sarri o qualcuno di quella levatura? Interrogativo legittimo. Ripeto: Commisso non può essere contento di quello che ha visto quest’anno. Ci tiene anche lui, i soldi sono i suoi. Le scelte si possono sbagliare, l’importante è non insistere.


Il ciclo di Pradè? Finito

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E poi non vorrei più sentir dare la colpa a Joe Barone. Fino a quando qualcuno non mi mostrerà gli accordi firmati prima del 16 marzo 2024, per me Joe non può aver fatto questa scelta. Non tornano i tempi. E qui arrivo a Daniele Pradè, un altro contestato dai tifosi. Come responsabile dell’area tecnica credo che il fallimento degli obiettivi sia da addebitare in primis proprio a lui. E se, ipotesi, non avesse condiviso la scelta di Palladino come sembra aver fatto intendere durante la stagione, avrebbe dovuto dimettersi a suo tempo. A conti fatti, da quando Commisso l’ha riportato in viola in mano ci sono mosche e un rapporto stanco. Pradè è da troppi anni alla Fiorentina. A proposito di finali perse, lui è l’unico ad averne fallite quattro visto che c’era anche nel 2014 con Della Valle nella famosa sfida di Coppa Italia contro il Napoli di Benitez. E poi è un direttore vecchio stampo, opera di riflesso, lavora con un gruppo di procuratori amici, quando hanno proposte valide i giocatori sono validi, altrimenti si prende quel che resta. E soprattutto nasce sempre un mercato in seconda battuta, con squadre figlie di incastri, fatte last minute, come quelli che aspettano a programmare le vacanze per cercare di strappare soluzioni e prezzi migliori. Come si vede, a Firenze non arrivano giovani di prospettiva, neppure dal vasto mercato sudamericano. Se non strapagandoli come fatto con Beltran che poi ha pure deluso. Pensate invece come lavora Sartori al Bologna, i giocatori li vede, li valuta, E' impensabile sa capirne il valore futuro, gli ultimi Castro e Dominguez (per dirne due) e pure Ndoye. Io stesso che non sono Pradè, lo vidi giocare nel Basilea contro la Fiorentina tre anni fa e pensai: questo sarebbe da prendere nell’intervallo. L’ha preso Sartori, dalla Svizzera però la Fiorentina ha ingaggiato Cabral… Dov’è l’errore? Un nuovo direttore dell’area tecnica con un nuovo allenatore scelto da lui e un progetto tecnico rivisto, davvero ambizioso è il sogno di tutti i tifosi viola. Realizzabile? Non lo so. La storia ci insegna che Rocco Commisso si affeziona ai suoi collaboratori, degli uomini prende sempre il meglio, è convinto che i suoi consigli possano far crescere tutti. Nell’economia, nelle aziende è possibile. Lo ha dimostrato. Il calcio è un mondo dove certi valori non esistono o faticano, e l’allenatore oggi è troppo centrale e importante. Certo, lo capisco, magari mandar via Palladino e rivederlo fra due-tre anni diventare maturo in un’altra società potrebbe dar noia, ma l’ambizione della Fiorentina non può essere a tempo, ma immediata. Non so come andrà a finire. Sono sicuro invece che sarà impossibile ripresentarsi a luglio in ritiro con Palladino in panchina, senza Kean e tutti gli altri giocatori più forti di quest’anno. Credo che la tifoseria non lo sopporterebbe. Vanno tenuti tutti o va cambiato tutto.