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l'imbucata

Buon Natale mondo viola! Affidiamoci a Paratici, sperando lo lascino lavorare

Matteo Magrini
La gioia natalizia come periodo di riflessione: la Fiorentina deve capire (a livello dirigenziale e di campo) cosa vuol essere/diventare

E quindi siamo arrivati a Natale. Momento buono prima di tutto per raccogliersi e raccoglierci attorno a chi ci vuol bene, alla famiglia, ai cari e, se possibile, per staccare almeno per qualche ora da quello che ogni giorno ci “trita” (lavoro, pressioni, problemi, pensieri...) godendosi solo il bello della vita. Per questo, e perché so bene che è proprio in momenti come questi che ce n'è maggior bisogno, voglio aprire questo spazio dedicando un pensiero alle persone sole o che, magari, stanno vivendo o hanno appena vissuto un dolore forte. Lo so, non è esattamente questo lo spazio giusto o adatto, ma il Direttore e tutti i ragazzi di Violanews mi perdoneranno e mi concederanno la “licenza”. Del resto, anche se non si direbbe, sono uno a cui il Natale piace da matti ed è proprio per questo che ricordo con particolare dispiacere quegli anni in cui, proprio queste giornate, son state più dure e difficili delle altre. 

Ritorno al futuro

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Certo, in qualche occasione almeno la Fiorentina regalava un sorriso o un pensiero felice. Basta tornare a dodici mesi fa, quando i viola di Palladino (col quale, ma lui lo sa, non smetterò mai di ammettere di aver confuso il calcio “antico” e speculativo che proponeva con il suo credo. Non è così, e quanto sta facendo vedere con l'Atalanta, e con un altro gruppo di giocatori, sta lì a dimostrarlo) si sedettero attorno alle tavolate delle feste in piena lotta per la Champions. Un anno dopo, ci ritroviamo invece con una squadra che ha appena vinto la sua prima partita in campionato, che arranca ultimissima in classifica e che, in questa prima parte di stagione, ha letteralmente disonorato la maglia che indossa. In Italia e, dopo un avvio incoraggiante, anche nell'Europa men che minore della Conference. Dalla proprietà ai dirigenti, passando per Pioli e Vanoli mantenendo sempre e comunque in primissima fila i calciatori: riflettano, in queste ore, sullo sporco che hanno gettato sul glorioso colore che portano

Vanoli, finalmente

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Perché sia chiaro: non può certo bastare la vittoria sull'Udinese per giustificare certe fanfare che, puntualissime, han preso a suonare. Penso alla celebrazione di Parisi, per fare un esempio. Uno che per tre anni si è contraddistinto per un clamoroso rapporto minuti giocati/gol regalati e che adesso, dopo una (ottima, sia chiaro) prova da esterno alto a destra viene presentato come una specie di Robben. E chissà. Magari chi lo esalta è lo stesso che voleva stracciare il patentino di Italiano perché (avendo perso tutti i terzini) osò fargli fare un paio di partite sul lato debole. Vabbé. Semmai, colgo più volentieri i segnali lanciati (per la seconda partita di fila) da due dai quali può sul serio passare la salvezza: Fagioli e Gudmundsson. Lo avevamo detto, e ne siamo sempre più convinti: se c'è una strada da seguire, per avere la meglio sulla concorrenza, è quella della qualità e del coraggio. Ben venga quindi la voglia di osare e, soprattutto, ben venga un allenatore che dopo non aver fatto niente per 40 giorni (e sottolineiamo niente), se non parlare a vanvera ci ha finalmente messo qualcosa di suo: la difesa a quattro, la fascia tolta a Ranieri (non era lesa maestà allora parlarne....), l'idea Parisi...

Parma, in attesa di Paratici

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A Parma, comunque, capiremo se siamo davanti a qualcosa di vagamente simile ad un inizio o se la Fiorentina tornerà puntualmente indietro. Attendiamo senza illuderci e, nel frattempo, accogliamo con soddisfazione l'arrivo ormai prossimo di Fabio Paratici. Difficile, francamente, dopo aver chiesto per anni un uomo di calcio, sperare tanto di meglio. Certo, l'ex Juve si porta dietro anche tante incognite e tante pagine oscure, ma se non altro conosce il pallone, sa riconoscere un calciatore di valore e sa convincere le proprietà a investire. A spaventare semmai, sono i miliardi di “se” che lo accompagnano: se gli daranno davvero autonomia; se è consapevole di cosa sia successo in questi anni; se potrà parlare con Commisso o se, come al solito, ci sarà chi farà di tutto per impedirlo. Lo stesso che, ancor prima che arrivi, ha già iniziato (in privato) a sbraitare contro chi ha ricondotto a Goretti (come io credo sia successo) e non a lui la scelta. Se non cambieranno certe cose, tempo, prima o dopo ci troveremo allo stesso punto di sempre. 

Affidarsi, ma con quei "se"

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Il se più importante però riguarda quei quattro anni e mezzo di contratto. Rappresentano la volontà del presidente di rilanciare a medio/lungo termine o sono la garanzia che Paratici ha preteso in vista di un possibile cambio di proprietà? Della serie: fatemi un contratto lungo, così che non mi ritrovi senza stipendio qualora i nuovi volessero portarsi uomini loro. Oppure, come spiffera qualcuno, il nuovo dirigente non è altro che la prima pedina di chi sta per entrare? Impossibile dirlo. Di certo c'è che finalmente la Fiorentina porta al suo interno una personalità riconosciuta in Italia e in Europa per quello che ha fatto in questo mondo e che vanta un curriculum con qualche macchia, verissimo, ma pieno pure di pagine belle e vincenti. Non resta che affidarsi a lui... sperando che lo lascino lavorare. Intanto, Buon Natale a tutti. Con l'augurio che siano giorni felici anche grazie alla Fiorentina