Bisogna partire da qua insomma per analizzare le prestazioni della Fiorentina. Ciò non significa che non ci siano anche altri problemi. Uno su tutti: la condizione dei giocatori più importanti. Sarà anche semplice, ma così è. Nico ha (forse) 30' nelle gambe, Jack combatte tra la tallonite ed il malumore, Arthur gioca poco, a ritmo ridotto, e soltanto quando proprio non se ne può fare a meno. Metteteci (si torna sempre lì) che le alternative non esistono (Sottil è Sottil, Ikonè gioca una partita accettabile ogni 6 o 7, Mandragora e Maxime fanno a gara a chi delude di più) e la frittata (con uova scadenti) è fatta. Che fare, quindi? Insistere sui big in difficoltà (perché solo giocando si può ritrovare la condizione) e fare un grande lavoro sulla testa e sul cuore dei giocatori. Confrontarsi con loro, cercare soluzioni comuni, chiarirsi. Anche a brutto muso, se serve. Del resto, le crisi, si risolvono pure così. Un lavoro, questo, che allenatore e società dovrebbero fare insieme. Il problema è che in questa Fiorentina il direttore generale racconta al gruppo di considerarlo inferiore soltanto a Inter e Juventus, mentre il direttore sportivo ormai serve solo per raccontare due banalità ai media ufficiali del club o, stando alla lista degli invitati, per presenziare in Piazzale Michalengelo ai prossimi festeggiamenti per il capodanno cinese.
Tocca a Vincenzo Italiano insomma. Più o meno abbandonato a se stesso (ma è una novità?), senza che ci sia nessuno in grado, davvero, di dargli una mano. Sotto nessun punto di vista. Basta pensare a quanto successo a Empoli nel post partita quando la collega di Dazn gli ha chiesto del “momento difficile” citando il pensiero del dg senza che nessuno, evidentemente, lo avesse prima messo al corrente. E così, una visione differente della situazione (o una strategia diversa per gestirla) è stata gentilmente messa in piazza dando modo a tutti, ovviamente, di mettere in evidenza quelle contraddizioni che, per inciso, nascono sempre dallo stesso presupposto. Da una parte infatti c'è una società convinta di avere una rosa da Champions (e infatti non ha fatto nulla per rinforzarla) dall'altra un tecnico che, sapendo cosa sia un pallone, ha sempre saputo di poter puntare (al massimo, e con enormi difficoltà) al sesto posto. Per questo, per il mister, non bisogna creare troppi allarmismi. Perché la classifica, se si accetta la realtà dei valori in campo, non è altro che lo specchio fedele di quello che questa Fiorentina può fare. E se a qualcuno questo non piace, amen.
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