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L'imbucata

Fiorentina, tanto tuonò che piovve

Matteo Magrini l'imbucata
Il problema oggi, quello più importante, è cercare di capire cosa stia succedendo alla Fiorentina. Con una premessa: chi adesso dice “non basta questa rosa per battere il Lecce o l'Empoli”, evidentemente, non sa cosa sia il gioco del calcio.
Matteo Magrini

Sarebbe molto facile, oggi, dire che era tutto molto prevedibile. Sarebbe molto facile, oggi, dire che quello che sta succedendo si poteva serenamente evitare. Sarebbe molto facile, oggi, ironizzare su chi parla di frigoriferi pieni e di squadra da Champions. Sarebbe molto facile e qualcuno se lo meriterebbe anche, ma a cosa servirebbe? Di certo, considerando il livello di supponenza di certi dirigenti, non a farli riflettere su certi errori. Anzi. Farglieli notare con troppa insistenza non farebbe altro che far aumentare, in loro, la voglia di fare la guerra a tutti quelli che, con garbo, in questi mesi e in queste settimane hanno provato a far qualche critica costruttiva. Non che questo provochi chissà quale timore o preoccupazione, sia chiaro, ma visto che l'unica cosa che conta (per noi) è il bene della Fiorentina ci fermeremo qua. Del resto, a volte, bastano i fatti a dar ragiona ad una o all'altra parte.

Il problema oggi, quello più importante, è cercare di capire cosa stia succedendo alla Fiorentina. Con una premessa: chi adesso dice “non basta questa rosa per battere il Lecce o l'Empoli”, evidentemente, non sa cosa sia il gioco del calcio. Vale per i tifosi, e per chi un club lo gestisce. Senza la testa infatti, o con la testa sbagliata, i valori tecnici contano (quasi) zero. Se sei spento dentro, triste, stroncato nei sogni e nelle ambizioni, poco importa se teoricamente sei più forte dell'avversario. Era esattamente il rischio del quale abbiamo parlato tante volte augurandoci, invano, che non si ripetesse quanto accaduto nel 2016. Ricordate, no? Una squadra in volo, capace di accarezzare vette nemmeno lontanamente immaginabili, un allenatore che aveva trasformato il cotone in seta. Poi, il mercato. Una campagna acquisti lontana anni luce dalle richieste del mister e, come d'incanto, la magia che sparisce. Può non piacere, ma (spesso) funziona così. Era successo allora, e si è ripetuto quest'anno. Che messaggio è stato mandato alla squadra? Che messaggio si è dato alla piazza? Che forza può avere un allenatore, anche nei confronti dei calciatori, se chi comanda fa esattamente il contrario di quanto chiesto dal mister? Non solo. Tanto per gradire, il club, si è messo pure a “far le guerra” con uno dei pochissimi leader (Bonaventura) di questa squadra. Cosa doveva succedere, se non quello che sta succedendo?


Bisogna partire da qua insomma per analizzare le prestazioni della Fiorentina. Ciò non significa che non ci siano anche altri problemi. Uno su tutti: la condizione dei giocatori più importanti. Sarà anche semplice, ma così è. Nico ha (forse) 30' nelle gambe, Jack combatte tra la tallonite ed il malumore, Arthur gioca poco, a ritmo ridotto, e soltanto quando proprio non se ne può fare a meno. Metteteci (si torna sempre lì) che le alternative non esistono (Sottil è Sottil, Ikonè gioca una partita accettabile ogni 6 o 7, Mandragora e Maxime fanno a gara a chi delude di più) e la frittata (con uova scadenti) è fatta. Che fare, quindi? Insistere sui big in difficoltà (perché solo giocando si può ritrovare la condizione) e fare un grande lavoro sulla testa e sul cuore dei giocatori. Confrontarsi con loro, cercare soluzioni comuni, chiarirsi. Anche a brutto muso, se serve. Del resto, le crisi, si risolvono pure così. Un lavoro, questo, che allenatore e società dovrebbero fare insieme. Il problema è che in questa Fiorentina il direttore generale racconta al gruppo di considerarlo inferiore soltanto a Inter e Juventus, mentre il direttore sportivo ormai serve solo per raccontare due banalità ai media ufficiali del club o, stando alla lista degli invitati, per presenziare in Piazzale Michalengelo ai prossimi festeggiamenti per il capodanno cinese.

Tocca a Vincenzo Italiano insomma. Più o meno abbandonato a se stesso (ma è una novità?), senza che ci sia nessuno in grado, davvero, di dargli una mano. Sotto nessun punto di vista. Basta pensare a quanto successo a Empoli nel post partita quando la collega di Dazn gli ha chiesto del “momento difficile” citando il pensiero del dg senza che nessuno, evidentemente, lo avesse prima messo al corrente. E così, una visione differente della situazione (o una strategia diversa per gestirla) è stata gentilmente messa in piazza dando modo a tutti, ovviamente, di mettere in evidenza quelle contraddizioni che, per inciso, nascono sempre dallo stesso presupposto. Da una parte infatti c'è una società convinta di avere una rosa da Champions (e infatti non ha fatto nulla per rinforzarla) dall'altra un tecnico che, sapendo cosa sia un pallone, ha sempre saputo di poter puntare (al massimo, e con enormi difficoltà) al sesto posto. Per questo, per il mister, non bisogna creare troppi allarmismi. Perché la classifica, se si accetta la realtà dei valori in campo, non è altro che lo specchio fedele di quello che questa Fiorentina può fare. E se a qualcuno questo non piace, amen.

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