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Fiorentina, se gli indizi si trasformano in prova

Magrini
Matteo Magrini analizza i pro e i contro visti in campo ieri sera contro il Ferencvaros.
Matteo Magrini

Un indizio è un indizio, due indizi sono una coincidenza, ma tre indizi fanno una prova”. Lo scriveva Agatha Christie e, parlando di Fiorentina, la sua frase si può volgere sia in positivo che in negativo. E il riferimento a quanto successo ieri sera col Ferencvaros non è puramente casuale. Nel bene e nel male infatti, quella partita ha confermato sensazioni e impressioni che se in un primo momento (appunto) potevamo considerare semplici casualità o sinistre avvisaglie adesso iniziano a prendere i contorni delle certezze.

Togliamoci subito i denti e, quindi, partiamo dalle brutte notizie. La prima: Riccardo Sottil. Dispiace, perché è un “figlio” di Firenze e della Fiorentina, ma considerarlo ancora un giovane è sinceramente insensato e invitare alla pazienza rischia di diventare soltanto un maxi salvacondotto. Inutile girarci troppo attorno. Riccardo ormai ha alle spalle più di una stagione in serie A e, anche se lo scorso anno fu frenato da un serio e fastidiosissimo infortunio (e non tenerne conto non sarebbe giusto) il credito si sta esaurendo. E se di solito (vedi Frosinone) la critica era che si fermasse sempre sul più bello, magari dopo essersi costruito da solo qualche bella occasione, quanto visto col Ferencvaors lascia sinceramente basiti. Atteggiamento sbagliato, un approccio ingiustificabile per uno che, al contrario, dovrebbe sbranarsi campo e pallone ogni volta che il mister (e sono tante, la chance che Italiano gli sta concedendo) gli consegna la maglia. E meno male che qualche settimana fa, in un'intervista a Radio Bruno, Riccardo si era detto pronto al salto di qualità. Parole, parole, parole. Soltanto parole alle quali, per il momento, non sono (quasi) mai seguiti i fatti.


Seconda brutta notizia: Beltran. In questo caso, a differenza di Sottil, lungi da noi la tentazione di arrivare a sentenza. Lucas è appena arrivato, catapultato in un calcio completamente diverso da quello argentino e, soprattutto per un attaccante, tremendamente più complicato. Quanto visto fino ad oggi però, ed in particolare nella partita di giovedì sera, fa sorgere il dubbio che l'ex River non abbia le caratteristiche adatte per il fare il centravanti in questa squadra. Perché non ha la forza fisica per reggere l'urto spalle alla porta, e perché non riesce mai a liberarsi in area di rigore. Sia chiaro. Ciò non significa che si tratti di un investimento sbagliato o che non possa rendersi utile. Può farlo in alcune partite da forzare giocando in tandem con Nzola, o entrando a gara in corso. E poi ecco. Nel suo caso, si può ancora sperare che col lavoro possa crescere ed entrare meglio nei meccanismi di Italiano.

Terza e ultima brutta notizia: le difficoltà difensive e, in particolare, la sofferenza sulle palle inattive. E qua torna d'attualità quanto detto a fine mercato. Il mancato acquisto di un difensore centrale forte (titolare) e il deficit di muscoli e centimetri. “Sulle palle da fermo soffriamo”, ha detto Italiano. E il gol dello 0-2 preso contro la banda di Stankovic ne è stata l'ennesima conferma. Non a caso, il mister, aveva insistito sia per l'arrivo di un altro difensore che per l'inserimento di un centrocampista (Vrancx) con più struttura.

Infine, giusto per lasciarci con un buon sapore sul palato, le buone notizie. La prima: il recupero di Barak e Ikonè. Mica due fenomeni, per carità, ma due giocatori di livello buoni (anche) per far tirare il fiato, ogni tanto, agli intoccabili Nico e Bonaventura. Due risorse preziose, sulle quali in questo primo scorcio di stagione Italiano non ha mai potuto contare. A questi due, ai quali si aggiungono Kouame, Arthur e Parisi, si lega la seconda buona novella: la testa (vero Sottil?) con la quale sono entrati in campo. Cattivi, determinati, feroci. Sono queste le risposte più belle per un allenatore che, a proposito, continua a dimostrare la sua capacità di cambiare partita in corso. L'anno scorso è stato il tecnico che ha pescato più gol e assist dai subentrati in serie A, ed è ripartito allo stesso modo.

Sta tutto lì. Perché se la Fiorentina gioca con lo spirito di chi giovedì è entrato dalla panchina allora può pensare di andare oltre i suoi limiti ma se, al contrario, scende in campo con l'atteggiamento visto nei primi 45' i sogni, purtroppo, possono trasformarsi in incubi.

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