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Federico Russo a VN: “In Tv grido la mia fiorentinità. Baggio il mio idolo, potevo fare il calciatore”

Photo by Sergione Infuso/Getty Images

Il noto conduttore e speaker radiofonico, tifosissimo della Fiorentina, si racconta ai nostri microfoni

Alessandro Lilloni

Federico Russo, nato a Firenze il 22 dicembre 1980, è uno dei volti noti della televisione italiana. Grazie alle sue apparizioni Rai, in programmi come Quelli che il Calcio e The Voice, si è ritagliato uno spazio sempre maggiore nel panorama nazionale. Impegni a cui affianca una proficua e longeva attività da speaker radiofonico su Radio Deejay. In esclusiva lo abbiamo raggiunto per parlare di una sua grande passione, la Fiorentina.

Federico come stai affrontando questo momento drammatico che purtroppo sta colpendo gran parte del nostro Paese?

Devo dire che la radio mi ha salvato. Fisicamente sto bene, in questo periodo surreale e doloroso fare il proprio lavoro regala grandi soddisfazioni. Ci siamo organizzati, rispettando le regole, per portare avanti la nostra programmazione. La speranza è che tutto possa tornare alla normalità il più presto possibile. Sono immensamente grato a tutto il personale sanitario. 

Come è nato il tuo tifo per la maglia Viola?

Da personaggio pubblico non ho mai nascosto la mia fiorentinità, anzi la grido a gran voce perchè ne sono profondamente orgoglioso. Non saprei dire il giorno preciso in cui ho cominciato ad essere un tifoso viola. Semplicemente lo sono sempre stato. Tutto grazie all'eredità della mia famiglia e al grande amore che provo per la mia città. Fin da bambino sono stato innamorato del pallone. Di spugna, cuoio o tela non faceva differenza, mi bastava vederlo rotolare immaginando i grandi campioni della Fiorentina.

Quali calciatori della storia gigliata hai amato particolarmente?

La prima volta che mio padre mi ha portato al Franchi avevo circa 6-7 anni. Un bellissimo ricordo. In campo c'era la Fiorentina di Berti, Dunga, Diaz e poi lui, il mio idolo, Roberto Baggio. L'autentico mito da poster in camera, di cui sono sempre stato innamorato. In realtà lo sono tutt'ora. Era il modello della mia generazione, volevo le scarpe che aveva lui ed in campo imitavo perfino le sue movenze. Gli invidiavo tutto, tranne il codino (ride).

Quindi oltre alla musica te la cavavi anche con il calcio?

Da adolescente ero abbastanza bravo. Giocavo come punta ed ho militato in squadre di tutto rispetto, venendo convocato spesso nella rappresentativa regionale. Ricordo che mi aveva richiesto una società rinomata come il Prato, ma rifiutai scegliendo di dare priorità agli studi liceali. Sono felice del mio percorso ma a volte ripenso a quella scelta.

Tornando all'attualità, cosa ne pensi di Rocco Commisso e delle sue scelte fin qui alla guida della Fiorentina?

Il presidente, a mio parere, sta lavorando bene. Sono fiducioso. Mi piace la determinazione che ha mostrato nell'acquisire i terreni del nuovo Centro Sportivo. Sta delineando la Fiorentina del futuro con grande voglia. Ce lo meritiamo dopo anni difficili in cui sono mancate ambizioni.

A livello sportivo quest'annata è stata caratterizzata dalla discontinuità. Cosa ne pensi?

È comprensibile, il primo anno dopo un passaggio di proprietà è sempre di transizione. Le cose nuove devono avere il tempo necessario affinché diventino concrete. Ne sono sicuro, con Commisso si può lottare per obiettivi importanti. Il valido mercato di gennaio ne è la prova. Sono stati effettuati grandi investimenti. Tutta gente matura che conosce la Serie A. Profili giusti per migliorarsi nel più breve tempo possibile. Mentre in passato troppo spesso sono arrivati semisconosciuti dall'estero, rinforzi che non hanno ripagato le aspettative.

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