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Dusan Vlahovic e l’esempio di Passarella e… Brady

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Il commento prende in esame l'atteggiamento estremamente positivo di Vlahovic ricordando due esempi illustri del passato.

Alberto Polverosi

Sarà doloroso il giorno in cui Dusan Vlahovic lascerà la Fiorentina. Doloroso per il ricordo di quella montagna di gol che ha segnato e continuerà a segnare fin quando indosserà la maglia viola. Ma oltre e anche prima dei gol, mancherà il trascinatore, il ragazzo che a vent’anni si è messo sulle spalle la squadra, prima l’ha salvata dalla Serie B e poi l’ha portata a lottare per l’Europa.

Certo, se non avesse segnato 16 reti in questo campionato e non fosse il capocannoniere della Serie A forse il prossimo addio avrebbe pesato di meno nel cuore dei fiorentini, ma non tanto di meno. E’ l’esempio che sta dando, è l’attaccamento, come si dice ora il senso di appartenenza alla maglia che ha conquistato tutti. Contro il Sassuolo, quando Italiano (sbagliando) lo ha tolto prima della fine, si è arrabbiato di brutto. Voleva restare in campo per vincere la partita, non si accontentava del pareggio raggiunto anche con un suo gol. Fra sei mesi non sarà più un giocatore della Fiorentina e potrebbe serenamente infischiarsene se quel giorno la sua ex squadra sarà in Europa, oppure no. Potrebbe, ma non lo fa. Anzi, si comporta esattamente al contrario. Oggi Vlahovic è dentro la Fiorentina perfino più di quanto lo era prima dell’annuncio di Commisso, la sente sua, la scuote quando sonnecchia, la esalta quando attacca.

Ci sono stati, in passato, giocatori che hanno dimostrato la stessa professionalità e la stessa serietà, in più Dusan mette anche la passione in un rapporto che sta per finire. A Firenze, gli over 40 ricorderanno amaramente il rigore di Liam Brady a Catanzaro, nell’ultima giornata del campionato 81-82, soffiato dalla Juventus alla Fiorentina. Brady era già un ex bianconero, al suo posto era già stato acquistato Platini, ma Trapattoni, conoscendolo a fondo, gli affidò ugualmente il calcio di rigore che portò lo scudetto alla Juve. Ancora più forte è l’esempio di Daniel Passarella, leader della Fiorentina di Aldo Agroppi nella stagione 85-86. All’ultima giornata, all’Arena Garibaldi di Pisa, segnò una doppietta (rigore e punizione) con cui mandò definitivamente il Pisa in B e la Fiorentina in Coppa Uefa proprio a discapito dell’Inter, la società con cui l’argentino aveva firmato il nuovo contratto. Vlahovic appartiene a questa categoria, ecco perché sarà doloroso il giorno del suo addio.

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