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Cinque anni da quel maledetto giorno che non scorderemo mai

Astori
A cinque anni dalla sua prematura scomparsa, il ricordo di Davide Astori è ancora vivissimo

Pier F. Montalbano

Cinque anni, sono volati Davide. Senza il tuo sorriso, la tua gentilezza, il tuo modo di essere Capitano in campo e fuori. Sì, perché troppo spesso in questi cinque anni ci siamo dimenticati che tu eri anche un ottimo difensore. Silenzioso e carismatico, ti eri fatto largo anche in azzurro nel periodo d’oro della BBC. Capace di essere leader anche in un gruppo, come quello della Nazionale, dove non eri titolare fisso ma ti eri fatto sempre rispettare. E che, dopo Euro2020, ti ha dedicato una vittoria che avrebbe potuto essere anche tua.

Questi cinque anni sono proprio volati Davide. La Fiorentina ci ha fatto tanto soffrire e poco gioire. Siamo tornati in Europa ma abbiamo anche sfiorato una retrocessione, abbiamo venduto il capocannoniere del campionato a metà stagione ma stiamo inaugurando un nuovo centro sportivo bellissimo e all’avanguardia, che lascerà tutti di stucco. Sì, perché quello che porta il tuo nome ormai ci sta un po’ stretto. Ah Davide, dimenticavo, in tutto questo c’è un nuovo proprietario a Firenze, perché i “tuoi” nel frattempo hanno deciso di tornare alle loro attività imprenditoriali.

Cinque anni Davide, cinque maledetti anni da quel 4 marzo. Lo ricordo perfettamente. Mister Pioli fatica a trovare la quadra. Entusiasmo poco. Non è mica facile essere il nuovo capitano. È una mattinata tranquilla fino a quel messaggio del collega Stefano Rossi, che ricordo perfettamente e che significava tutto e niente: “Dramma”. Chissà, forse il treno per Udine avrà fatto ritardo. Non gli do troppo peso, così come al silenzio dei minuti successivi. Continuo il mio turno fino a quando, scorrendo la timeline di Twitter, non spunta quell’ultim’ora che mi gelò il sangue. Tutte le agenzie di stampa e le varie testate online confermano. E ora?

Cinque anni da quel maledetto giorno, a ripensarci oggi la sensazione di vuoto è la stessa. Con le mani che tremano, le lacrime che scendono ininterrotte tocca “vestirsi” da cronista e pubblicare la notizia che mai avrei voluto dare. Un respiro profondo, invio. Davide, ma cosa hai combinato? Quelle successive saranno ore confuse, senza un attimo di tregua, poi chiudo il computer inizio a realizzare tutto quello che è successo. Mi fermo, resto immobile, con un nodo alla gola che non va via. E resterà per settimane, mesi, è lì ogni volta che il tuo nome, Davide, viene annunciato al Franchi, ogni volta che scatta il minuto numero 13. Ogni volta è lì, e resterà per sempre.

Pezzella
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