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Bergamo due anni dopo. Eroe prima, incapace adesso: lo scudo Italiano sta per cadere

Matteo Magrini l'imbucata
"Servirebbe quella cultura che spinge ad analizzare il calcio non sempre o non solo in base al risultato. Lo scudo Italiano però sta per cadere"
Matteo Magrini

Alzi la mano chi ricorda cosa successe il 10 febbraio del 2022. Per i distratti, o per chi semplicemente se ne fosse dimenticato, ecco un breve riassunto per rinfrescare a tutti la memoria. Si giocava a Bergamo, erano i quarti di finale di Coppa Italia, e la sfida era tra Atalanta e Fiorentina. Minuto 93, punteggio sul 2-2 dopo un bellissimo botta e risposta (vantaggio viola con Piatek, pareggio e sorpasso nerazzurro con Zappacosta e Boga, nuovo pareggio con un altro gol di Piatek) e Fiorentina in 10 contro 11per l'espulsione di Martinez Quarta. Succede allora che l'arbitro fischia una punizione poco oltre la metà campo a favore della squadra di Italiano (alla sua prima stagione a Firenze) e che il mister spedisca cinque uomini in area di rigore, più uno sulla trequarti e un altro alto a sinistra. Il resto, ne siamo certi, lo ricordano tutti: palla respinta, raccolta da Milenkovic, destro dal limite e gol. Vittoria, follia collettiva, esultanza smodata e Fiorentina in semifinale.

Come mai questo flashback?

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Semplice. Perché allora, in una situazione sostanzialmente identica a quella di mercoledì sera, Italiano si comportò esattamente nello stesso modo. Decise di rischiare insomma, ed ebbe ragione. Stavolta invece gli è andata male e su di lui, puntuali, è caduto un diluvio di critiche e giudizi a dir poco severi. Eppure, appunto, non ricordiamo prese di posizioni simili in quel lontano febbraio del '22. Non ricordiamo critiche per il rischio eccessivo o per la “follia” (tanto per usare termini letti o sentiti in queste ore) di mandare tutti quei giocatori all'attacco nonostante l'inferiorità numerica e il tempo ormai praticamente scaduto. Questo per dire che ogni punto di vista è ovviamente rispettabile, che di certo si può discutere su quell'atteggiamento che ha portato al gol di Lookman, ma ci vorrebbe un po' di coerenza. Servirebbe, soprattutto, quella cultura che spinge ad analizzare il calcio non sempre o non solo in base al risultato. Personalmente, io resto convinto che quel tipo di educazione al coraggio piantata dall'allenatore alla lunga abbia prodotto più benefici che danni.


Una “Fiorentina da Champions”

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Certo, per pensarla così bisogna partire dal presupposto che in questi tre anni la Fiorentina abbia avuto (quasi) sempre una squadra decisamente inferiore rispetto a quelle con cui si è ritrovata a combattere e che, appunto, soltanto grazie al gioco, all'organizzazione e comunque all'impegno dei giocatori sia stato possibile raggiungere certi traguardi. Il problema, un enorme problema, è che convinzioni contrarie son state fatte circolare prima di tutto dalla società. Un club che nel frattempo ha sicuramente fatto qualche progresso, ha realizzato un'opera straordinaria come il Viola Park. Ha investito su alcuni giocatori interessanti (Nico prima, Beltran poi), ha puntato su ragazzi come Kayode e Ranieri, ma che ha passato gli ultimi due anni e mezzo a far passare il concetto secondo cui quella che aveva messo in piedi era una “Fiorentina da Champions”. Se è quello il punto di partenza, allora va bene anche considerare l'allenatore colpevole per aver perso una semifinale di Coppa Italia contro un'Atalanta che, giusto qualche giorno prima, aveva schiantato fuori dall'Europa League il Liverpool.

Futuro: autocritica e ambizione

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Una considerazione, quella sul valore della squadra, che mi fa pensare con un “pizzico” di inquietudine al futuro. Perché se si pensa di aver per le mani una rosa capace di giocarsela per le prime quattro o cinque posizioni il rischio è, per l'ennesima volta, di fare un mercato poco ambizioso e di pensare che possa bastare cambiare l'allenatore per fare il salto di qualità. Io, invece, temo che possa accadere esattamente l'opposto. Se poi invece tutto quello che è successo in questi mesi servisse per fare una sana autocritica, per analizzare con un minimo di obiettività quello che si ha e ciò che si è, allora potrebbe anche ripartire un ciclo interessante. E sia chiaro. Andrebbe benissimo anche un azzeramento quasi totale (per certi versi auspicabile), centrato magari su giovani (di valore) e su un tecnico che veda nella Fiorentina una piazza nella quale imporsi all'attenzione del grande calcio.

Lo scudo Italiano si abbassa

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Aquilani? Perché no. Personalmente non ho ancora gli elementi necessari per esprimere un giudizio su di lui ma tanto, in questo momento, non è questione di nomi. È questione di idee, di competenze e, soprattutto, di forza e struttura. Perché se si fa una scelta del genere poi va protetta, difesa, incoraggiata. Anche a costo di esporre se stessi, pur di mettere al riparo l'allenatore. Giusto il contrario, e sta succedendo anche in questi giorni, di quanto si è visto in questi anni. Stagioni nelle quali ad ogni sconfitta (l'ultima mercoledì) si è reagito lasciando che quasi tutti se la prendessero con Italiano. Quello scudo però sta per abbassarsi e da giugno, almeno per chi avrà voglia di sforzarsi un po', sarà facile individuare colpe o, ci auguriamo, meriti e scelte azzeccate.

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