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Amarezza e delusione, ovvio, ma soltanto per il risultato. Serve positività

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Ecco l'editoriale di Enzo Bucchioni: "La Fiorentina avrebbe meritato di più, ha mostrato la personalità di sempre e un gioco migliore di quello dell’Inter"
Enzo Bucchioni Editorialista 

La Fiorentina avrebbe meritato di più, ha mostrato la personalità di sempre e un gioco migliore di quello dell’Inter, una squadra nettamente più forte ed esperta che fra due settimane si giocherà la Champions League con il City. Non è una consolazione, ma una constatazione. Non è un caso se i due gol che hanno fatto la differenza li ha segnati il centroavanti dell’Argentina campione del mondo. Sintetizzo e brutalizzo tutti i concetti calcistici: se Lautaro Martinez giocasse nella Fiorentina la coppa Italia l’avrebbe vinta la squadra di Italiano. Nel calcio conta il gioco, ma il valore dei singoli in certe situazioni è determinante.

Il Popolo Viola ha capito che l’impresa sfiorata comunque resta un’impresa e adesso applaude. I tifosi della Fiorentina devono essere orgogliosi di questa squadra e del suo gioco del quale parlano tutti, di questi giocatori che danno sempre tutto e sono spesso ondati oltre il loro limiti tecnici. Era chiaro che sarebbe stata una sfida complicatissima per il valore dell’avversario e il suo stato di forma attuale, ma la Fiorentina è andata in vantaggio e fino all’ultimo ha cercato di recuperare il risultato, creando occasioni, e mettendo in grande difficoltà l’Inter.


Avevamo detto, era facile prevederlo, che per vincere la coppa sarebbe stata necessaria quella che chiamiamo la Partita Perfetta. Purtroppo così non è stato, errori individuali in difesa, ma anche in attacco, hanno impedito il coronamento del sogno, ma quello che è stato fatto e quello che abbiamo visto anche mercoledì sera resta. Una finale non viene mai per caso, due sono qualcosa di eccezionale. Da queste considerazioni bisogna ripartire per la seconda finale, quella di Conference del sette giugno a Praga, e per disegnare il futuro.

La Fiorentina va accompagnata con la stessa positività e la stessa energia, va smaltita in fretta la delusione, sono convinto che dentro lo spogliatoio viola ci siano dei valori e delle certezze sulla quali costruire la prossima sfida. Anche il West Ham sulla carta ha giocatori più forti della Fiorentina, ma è meno squadra. I Viola sanno comunque che dovranno andare ancora una volta oltre e non potranno sbagliare niente. Le finali sono anche questo.

Italiano, l’architetto di questo periodo d’oro, sa benissimo di aver costruito un meccanismo che funziona quando tutti girano e si muovono in armonia con i compagni. Un gioco organizzato, difficile, che ha fatto crescere e dato grandi soddisfazioni (due finali lo sono), ma che non ti permette di sbagliare nulla. Ho letto e sentito dire da qualcuno che l’uno a zero andava difeso, ma questa squadra è stata costruita su altri valori e su un’altra mentalità, non possiamo chiederle di fare le barricate, non le saprebbe nemmeno fare.

Quello che è successo è che qualcuno la fase difensiva del gioco di Italiano dovrebbe farla meglio, che è un discorso completamente diverso. Un Martinez Quarta che si muove non in armonia con i compagni, questo è un problema. Su questo bisogna crescere, l’allenatore ci lavora tutti i giorni. Se potesse tornare indietro non so se farebbe giocare Ranieri, ma è un dubbio che non porta da nessuna parte. I gol sono venuti da uscite e posizionamenti sbagliati, la Fiorentina deve difendere da reparto e certi errori diventano letali contro avversari come Martinez Quarta che non perdona.

Ma anche le tante occasioni create dai Viola, avrebbero avuto bisogno di una finalizzazione migliore. E’ dall’inizio dell’anno che ce lo diciamo e lo dice l’allenatore. Tutte valutazioni che andranno fatte, ma adesso questa squadra va applaudita, sostenuta e apprezzata per tutto quello che ha fatto e che può ancora fare. E bene ha fatto Rocco Commisso a scendere subito, a caldo, negli spogliatoi a dire bravi a questi ragazzi che hanno riportato la Fiorentina in una finale dopo nove anni, a rincuorarli, a ricaricarli.

Molti in campo hanno pianto, anche questo è un segnale da cogliere, il senso di appartenenza dei giocatori non è facile da trovare nel calcio di oggi e va coltivato. Ma quelle lacrime possono ancora diventare un sorriso e dalla delusione dell’altra sera bisogna uscire più forti. Anche questo ha detto Commisso ai suoi giocatori-figli, ed è l’atteggiamento giusto da tenere isolando quello che hanno sempre pronto il piccone per demolire.

Ma adesso, lo ripeto, l’ho detto per i giocatori, ma allargo il discorso, è ancora il momento della positività. Il momento resta magico e l’idea di poter andare a Praga a sollevare un trofeo dopo 22 anni deve dare forza e consapevolezza. Quella sera sarà la sessantesima partita dell’anno cominciato con il Twente, pensate solo a questo, a che montagna hanno scalato questi giocatori. Aiutiamoli ad alzare le mani sotto il traguardo…

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