Eppure, si può far calcio (bene) anche senza. E i numeri comunicati dalla Fiorentina stanno lì a dimostrarlo. “Basta” ottenere risultati sul campo. Strada complicata, ma non impossibile. Servono programmazione e competenza, scelte giuste e (qualche volta) voglia di rischiare. Per questo, come detto più volte nei precedenti appuntamenti su Violanews.com, speriamo che nel prossimo mercato di gennaio la società non si tiri indietro. Si chiama “rischio d'impresa”, e Rocco Commisso sa bene cosa significhi: investire oggi, per raccogliere i frutti (non solo economici) domani. Entrare in Europa League, per esempio, vorrebbe dire compiere un altro piccolo, ma significativo, passo in avanti. “Senza fretta, ma senza sosta” diceva Johann Wolfgang Goethe. Dev'essere quella, la politica. Aggiungere ogni volta un tassello, senza minare le fondamenta, per costruire un palazzo sempre più bello.
Bene così quindi, sperando che nel frattempo anche il Viola Park inizia a portare qualche ulteriore risorsa e che, la squadra, continui a correre. Tornando all'analisi del bilancio pubblicata dalla Fiorentina però, non ci sono solo aspetti positivi da sottolineare. Il fatto che soprattutto per la minor incidenza delle plusvalenze i ricavi totali siano calati di quasi 20 milioni di euro dimostra come la politica seguita negli ultimi anni, almeno sotto questo punto di vista, non abbia funzionato. Del resto, è stato detto più volte che con Chiesa e Vlahovic si erano sostanzialmente esauriti i grandi patrimoni (tecnici ed economici) da “sfruttare”. Restavano Milenkovic e Nico Gonzalez (l'unico vero grande investimento fatto da questa società fino all'estate scorsa), e stop. Tanti prestiti, parecchi giocatori di “mezza età” e di medio valore, qualche scelta sbagliata. Più che altro, pochissimi giovani. Una strategia poco lungimirante, che oggi ha presentato il conto.
Il club (forse) l'ha capito, e non a caso nell'ultima sessione di mercato ha cambiato (finalmente) rotta puntando su giocatori come Beltran, Infantino, Parisi, solo per citarne alcuni. Di più. Ha scommesso su Kayode e, poco dopo, gli ha rinnovato il contratto. E' quella, la via. Lasciando perdere operazioni alla Jovic o simili. E' un percorso probabilmente più faticoso, e per il quale sicuramente bisogna affidarsi a gente che conosca (bene) il mondo del calcio e dei calciatori. Allora si che, come dicono i numeri, si può salire di livello. Magari, dando ulteriore fiducia a chi dalla panchina ha preso per mano un gruppo che lottava per non retrocedere e l'ha portato a giocarsi coppe (in Italia e in Europa) dando una grande mano (anche) dal punto di vista della crescita
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