UN MODELLO

Il “glocal” della Real Sociedad, dove la squadra la fanno (anche) i giornalisti

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Vi raccontiamo, senza pretesa di proporlo o men che mai imporlo, un modello che in Spagna ha portato una squadra a vivere uno dei periodi più floridi. Ve lo immaginate a Firenze, dove i rapporti con la stampa non sono propriamente idilliaci?

"Eeeeeeh, ora sarete meglio voi dei dirigenti della Fiorentina. Vai a letto e copriti".

No, non vogliamo dire questo. Non dovete fraintenderci, davvero, o per lo meno non dovete fraintendere chi scrive, perché chi scrive è felice di scrivere e non si arroga conoscenze superiori a quelle di un appassionato di calcio che ha trasformato in lavoro la sua passione e la alimenta h24. Né a questo articolo si deve attribuire un significato di critica, perché i risultati ottenuti dalla Fiorentina a partire dall'insediamento della dirigenza attuale, cioè dal giugno del 2019 ad oggi, sono, ancorché migliorabili, inconfutabili.

No, quello che intendiamo è semplicemente far conoscere ad un ambiente spesso turbolento per via dei rapporti tra società e una parte della stampa un modello che in Spagna ha dato i suoi frutti e portato la Real Sociedad non solo a qualificarsi per la Champions League di quest'anno, ma anche a chiudere il girone davanti a tutti, anche all'Inter finalista della scorsa edizione, senza perdere una partita.


Global+local=glocal

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Elementi della globalizzazione riportati su scala locale. E' questo il significato del termine "glocal", una crasi un po' d'effetto ma nel concreto un modo interessante di stare al passo coi tempi. Al giorno d'oggi è indispensabile lavorare sui giovani, e questo è chiaro a tutti: c'è il Viola Park che, al netto della sua inaccessibilità per taluni individui, rappresenta un'eccellenza quanto a possibilità di coltivazione del talento. Ma altrettanto importante è lo scouting, e su questo, purtroppo, c'è ancora qualche lacuna. Cosa intendiamo? Intendiamo quell'operazione di monitoraggio che viene effettuata da professionisti stipendiati da qualsiasi club in giro per il mondo, e che permette di individuare un giocatore promettente, acquistarlo a poco su mercati meno battuti, beneficiare della sua crescita e poi rivenderlo a tanto, generando una plusvalenza. Un esempio? Kvaratskhelia, ma anche Vlahovic, che fu preso quando ancora la Serbia era terreno fertile per questo tipo di operazioni. Oppure Jovetic, e non è un caso che il prossimo grande talento pronto a sbarcare in Serie A, Adzic del Buducnost Podgorica, abbia scelto il Bologna di Sartori partendo dalla stessa culla di Jo-Jo, il Montenegro. Le plusvalenze registrate interamente dalla dirigenza attuale, invece, quali sono? Una è stata rifiutata: il Brentford avrebbe pagato 40 milioni e rotti per Gonzalez costato 27. Le più rimarchevoli sono Igor (17 milioni dal Brighton a fronte di poco meno di 10 tra prestito e riscatto dalla SPAL) e Amrabat (pagato 20, venduto per 35 sempre che il traballante Manchester United decida di riscattarlo). Niente di eccezionale.

La Real Sociedad funziona così

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A San Sebastiàn, che è il posto nei Paesi Baschi in Spagna dove gioca la Real Sociedad, i giovani vengono fatti crescere a Zubieta, il centro sportivo che prende il nome dalla località dove sorge, e almeno 4 giocatori su 11 schierati dall'inizio in ogni partita devono essere usciti da lì. Non siamo ai livelli dell'Athletic Club di Bilbao, che ammette solo baschi o formati nel settore giovanile, ma è comunque impressionante. E gli altri 7 su 11? Liberi, ma comunque non a caso. Il ds Roberto Olabe ha assemblato una squadra di osservatori e talent scout piuttosto particolare, ovvero un gruppo di trentenni cresciuti come giornalisti sportivi e blogger online, che scrivono e nel frattempo si confrontano con Olabe che dà loro appuntamento negli txokos di San Sebastiàn, luoghi di aggregazione in cui i giovani preservano la tradizione basca. Ora, questi giornalisti non sono giornalisti qualsiasi, ma titolari e autori di alcuni dei blog più apprezzati della Spagna e non solo: Ecos del Balón, The Tactical Room, Marcador Internacional. Quindi è gente che sa bene cosa e di chi scrive, ma comunque non osservatori, se non nel senso strettamente letterale del termine. Risultati di questa collaborazione? Isak pagato 15 e rivenduto a 70, Kubo pagato 6,5 e prossimo ad essere venduto per una cifra astronomica.

Si può fare a Firenze?

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Certo che si può fare. Noi, come abbiamo specificato all'inizio del pezzo, non abbiamo la presunzione di dire che potremmo essere utili come osservatori, ma ci sono sicuramente persone che seguono approfonditamente il calcio per passione o lavoro, ne scrivono, giocano magari a Football Manager - in Inghilterra è pieno di società reali gestite da dirigenti autodidatti formati su FM. Serve prima di tutto l'umiltà di accogliere un'idea come questa, poi la competenza per scegliere le figure giuste con le quali andare a confrontarsi. Chissà se vedremo mai Pradè a prendere il lampredotto con qualche collega esperto di calcio scandinavo o asiatico... Intanto vi assicuriamo che c'è chi lo fa e ne giova!

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