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101 anni fa l’epica rissa sul campo di via Bellini fra i futuri tifosi viola

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Esattamente un secolo fa, cioè il 19 novembre 1922, il derby fiorentino fra Libertas e Club Sportivo venne macchiato da violenti scontri che coinvolsero tifosi e giocatori
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101 anni fa esatti, cioè il 19 novembre 1922, sul terreno di gioco del “Velodromo Libertas” di via Bellini si consumò una delle risse più cruente, anzi, probabilmente la più violenta in assoluto della storia del calcio fiorentino, fra le formazioni della P.G.F. Libertas e del C.S. Firenze, ossia le due squadre che, pochi anni dopo, si sarebbero fuse per dare vita alla Fiorentina, anzi, per la precisione all’Associazione Fiorentina del Calcio. La vigilia di quel sentitissimo derby fiorentino (valido per la seconda giornata di uno dei gironi di Seconda Divisione, una sorta di Serie C attuale) aveva già visto “caricarsi” l’ambiente nei giorni precedenti, al punto che i giornali del tempo avevano parlato di gara fra “antiche rivali” quando, in realtà, i primi incroci tra le due progenitrici della squadra viola risalivano a solo 10 anni prima. Il primo tempo della gara terminò senza alcuna segnatura. L’inferno, invece, si scatenò intorno al 20° minuto della ripresa quando l’arbitro lucchese Franciosini (non impeccabile il suo operato) decretò un netto rigore a favore della Libertas, che il bomber austro-ungarico Schönfeld (nato nell’odierna Romania, ma da genitori tedeschi) realizzò.  Fu in quel momento che il giocatore libertiano Bruno Pierucci, acquistato da poco proprio dal Club Sportivo (e non senza qualche malumore), vide bene di andare ad esultare platealmente davanti ai suoi ex tifosi “crubbisti” presenti sulle tribune di via Bellini, scatenandone l’inevitabile ira. Furono in particolare due i tifosi della società delle Cascine a “mettersi in luce” scavalcando la recinzione e raggiungendo lo stesso Pierucci, il quale venne letteralmente manganellato da Bruno Brazzini, anzi, dal ragionier Brunello Brazzini per la precisione, il quale, mentre percuoteva il malcapitato Pierucci, esclamava a gran voce il motto fascista “A noi! A noi!”. Dopo aver lasciato per terra l’incauto Pierucci sanguinante, il Brazzini tentò di scappare fuori dallo stadio, ma il rapido intervento dei Carabinieri tramutò il tentativo di fuga in arresto. Fu in quel momento che la parte restante della tifoseria del Club Sportivo si riversò sul campo con l’intento di andare a liberare il proprio “esponente”, scatenando l’inevitabile putiferio che, tra calci e schiaffi (alcuni anche indirizzati contro i giocatori della Libertas), durò quasi mezz’ora, cioè fino a quando gli agenti furono praticamente obbligati a rilasciare il Brazzini anche per porre fine a quella serie di scontri. Una volta sgombrato il terreno di gioco dagli “invasori” la gara riprese con il Club Sportivo riversato in attacco alla ricerca del gol. Dopo essersi visto annullare un gol per via di un fuorigioco, i bianconeri pervenivano al pareggio a 5 minuti dal termine con Carulli (uno di quelli che avrebbe vestito poi la prima maglia della Fiorentina). Il tempo di sentire il triplice fischio e le discussioni si riaccesero in maniera vivace al punto che cominciò il “secondo round” fra tifosi e giocatori di entrambe le fazioni. I contusi di questa scazzottata post gara furono quattro o cinque. La commissione tecnica giudicante, cioè il Giudice Sportivo dell’epoca, impiegò ben 17 giorni per fare chiarezza  sull’accaduto ed emettere la relativa sentenza.  Venne accolto il reclamo della Libertas ed il risultato della gara cambiò in un 2-0 a "tavolino" a favore dei “Ghiozzi rossi”. Il Club Sportivo venne sanzionato di L. 500, oltre a ricevere la diffida ad espellere dalla società stessa i brutali invasori Bruno Brazzini ed Ezio Cozzi.  Venne, invece, squalificato il portiere del Club Sportivo Brunetto Chiaramonti (detto “Il divo della rete”), già portiere della Libertas, quindi ex col dente avvelenato, il quale, oltre ad aver minacciato ed insultato un membro del consiglio federale, aveva continuato a sostenere che il Brazzini avesse fatto bene a spaccare la testa a Pierucci. Quel tafferuglio finale causò anche la rottura della staccionata che circondava il perimetro del velodromo, oltre al furto del prezioso pallone appena comprato dai dirigenti della Libertas per la “stracittadina”.  E pensare che, neanche 4 anni dopo (cioè nell’agosto del 1926), quegli stessi tifosi, oltre ai vari giocatori  che sul campo si erano affrontati da avversari quel giorno (come Taddei, Carulli, Bandini e Barigozzi), si sarebbero ritrovati tutti uniti a sostenere i colori biancorossi della neonata Fiorentina dopo quella domenica infernale. Piccola curiosità finale: in quei giorni a Firenze venne fondata una società di calcio denominata Unione Sportiva Fiorentina, ma, per fortuna del marchese Ridolfi e di tutti i tifosi viola della storia, questo nuovo ed ambizioso sodalizio calcistico ebbe una vita molto breve...

 

 


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