Un po’ Grobbelaar, un po’ Dudek: Christensen il mentalista ora punta Terracciano

La Nazione celebra Oliver Christensen, che si è preso la scena nella prima uscita di Coppa Italia con almeno un paio di parate degne di nota nei 120 minuti di gioco (Commisso a fine partita lo ha chiamato per complimentarsi) e con un atteggiamento "a dir poco istrionico" ai rigori. In allenamento dialoga meglio con i compagni e la crescita con il preparatore Savorani comincia ad essere evidente. L'ambizione è quella di sfilare alla lunga il posto a Terracciano. Eppure, di rigori, non ne ha parato neanche uno; ma il suo atteggiamento ha innervosito prima Man (che ha colpito il palo) e poi Camara che ha sparato in curva. Le inquadrature televisive lo mostravano pronunciare frasi in lingua madre nei confronti dei tiratori ducali, con ferocia nella mimica facciale. Tutta questione di testa, ha poi indicato alla curva e spiegato dopo la partita. La fonte d’ispirazione? Prima del Dibu Martinez e di Dudek in quel famoso Milan-Liverpool, il pensiero non può che andare a Grobbelaar, l'incubo dei tifosi romanisti un po' più attempati. Tutti concetti ripresi anche da La Repubblica oggi, la quale scrive: "Durante i rigori è stato un po’ Dudek, un po’ Grobbelar, un po’ Dibu Martinez: qualche movimento sulla linea, mani alzate il più possibile per coprire la porta e tanta pressione sui giovani giocatori del Parma: Dal “I know you my friend” urlato ad Hernani, l’unico del Parma a segnare, alle parole incomprensibili e non traducibili sussurrate a Man e Camara, autori dei due penalty sbagliati che hanno consegnato la vittoria ai viola, Oliver ha giocato molto sul fattore emozionale".

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