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Stadio, è guerra aperta. Così si infrange il sogno della grande Firenze

E' bagarre tra Nardella e Fossi per il nuovo stadio della Fiorentina. L'analisi di Repubblica

Redazione VN

E' un muro contro muro quello che si aggiunge alla storia dei rapporti tra Firenze e la Piana per 'colpa' del nuovo stadio della Fiorentina. Una dichiarazione di guerra quella di ieri Nardella nei confronti del sindaco di Campi Fossi (che ha risposto per le rime), che ha raggiunto livelli maggiori anche rispetto alla questione aeroporto o inceneritore. Come si legge su Repubblica Fossi, approfittando delle difficoltà di Firenze, ha candidato trenta ettari del proprio territorio come si trattasse di un’asta urbanistica. "E se è comprensibile che il tema dello stadio sollevi posizioni viscerali che richiamano lo spirito del tifoso, non è giustificabile che lo sviluppo del cuore della Toscana venga tradotto in un braccio di ferro tra principati confinanti e sovranisti" scrive Massimo Vanni. Lo stadio è oggi l’emblema di un rapporto non risolto, quello tra la Firenze egemonica e celebrata nel mondo e i Comuni considerati vassalli.

Mettetevi nei panni di Rocco Commisso: a New York racconterebbe che il nuovo stadio della Fiorentina nasce a Campi o a Firenze? Davanti allo scenario internazionale, fatto di città che contengono la popolazione di quattro o cinque Toscane, il futuro di Firenze non può essere pensato entro i suoi confini comunali. Lo stadio potrebbe essere l’occasione per guardare più in grande, per risolvere i rapporti oggi conflittuali su un livello diverso: la prospettiva di dar vita alla Grande Firenze.