"Irruento, appassionato, umorale, istrionico, nemico giurato di ogni banalità, di ogni frase fatta. La Fiorentina nel cuore, il giornalismo come missione, una carriera vissuta sul podio dei migliori". Così Benedetto Ferrara sulle pagine de La Nazione ricorda Mario Sconcerti, che ci ha lasciati ieri all'età di 74 anni. "Amava la bella scrittura, godeva nel «fare» il giornale, anche a Firenze. Era l’autunno del 1988, iniziava la sfida nella sua città, quella che amava spremendosi il cuore e con la quale spesso litigava. Amava la Fiorentina e la storia, che studiava con voracità. Le tattiche militari degli antichi, la vita di Napoleone. Aveva fame di cultura e rispettava chi ne aveva più di lui, perché, come tutte le persone intelligenti, conosceva l’umiltà".
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“Sconcerti ha lottato per la Fiorentina fino a starci male”. Il ricordo di Ferrara
Il pensiero di Benedetto Ferrara sul "direttore". Sconcerti ci ha lasciati ieri all'età di 74 anni
Si ripercorre anche l'amore per la Fiorentina, quello che non lo fece resistere al richiamo di una carica di spessore in società durante gli ultimi mesi della gestione Cecchi Gori. Ancora il ricordo di Ferrara: "Ci aveva infilato dentro l’anima a forza perché ci credeva. Era “La” missione, e per questa ha lottato fino a starci male, combattendo con tutti in nome di quell’amore infinito. Ha perfino litigato col suo mito Antognoni e ne aveva sofferto. Poi è uscito di scena per tornare a fare il suo mestiere, il direttore. Sconcerti era divisivo, originale, ironico. Uno di quelli che stavi sempre a sentire perché ti diceva sempre quella cosa a cui non avevi pensato. I grandi maestri sono fatti così".
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