Ma quanto è sembrato ormai lontano, Vincenzo Italiano, mentre Palladino alzava il velo sulla sua Fiorentina. Sulle proprie idee. Su un futuro che è già il presente. Eppure – tornando a Italiano – il primo messaggio del nuovo allenatore era stato proprio un omaggio al lavoro del suo predecessore: «ha costruito tanto e qui c’è un percorso da portare avanti». Un applauso sincero, quello di Palladino, ma non (proprio no) un passaggio di consegne. Anzi. La Fiorentina di Palladino, insomma, sarà un’altra Fiorentina. E sono stati sufficienti un paio di concetti per trasmettere quella sensazione forte e chiara di distanza, di lontananza, da Italiano.
La Nazione
Raffaele Palladino e quella “distanza” da Vincenzo Italiano
La difesa, concettualmente a tre che scala e strofina via la linea a quattro, intoccabile per Italiano; il non ’talebanismo’ davanti alla possibilità di incrociare moduli diversi («perché il calcio è così»); la duttilità di un ragazzo come Parisi, praticamente inutilizzato dopo l’investimento del gennaio scorso: Palladino, magari anche in modo involontario, ha spinto (e respinto) così verso il passato l’ombra che sarebbe potuta essere in qualche modo ingombrante dell’uomo che fino a un mese fa era su quella che adesso è la sua panchina. Bisognava svoltare subito, anche per evitare paragoni, confronti, sovrapposizioni con un allenatore che ha dato e si è dato per Firenze. Palladino voleva (e ha voluto) e doveva marcare questa distanza. E l’ha fatto con un sorriso di rispetto. Da signore.
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